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La sinistra è viva nei capoluoghi di Regione, però più si entra nel paese profondo e più la sua vena si smarrisce. La lezione dei candidati popolari. Schlein: è un messaggio a Meloni, le città bocciano il governo

di Concetto Vecchio

ROMA – Finisce 7 a 5 per il centrosinistra la sfida nei capoluoghi. I ballottaggi sorridono a Elly Schlein. Il Pd vince nelle città principali, soprattutto conquista cinque capoluoghi di Regione su cinque, sei considerando Cagliari al primo turno. Nell’intera tornata il centrodestra cala da 12 a 10 sindaci, il centrosinistra sale da 13 a 17, due sono civici. Il Movimento 5 Stelle passa da due a zero. «È una vittoria storica per il Pd ed il campo progressista», esulta la segretaria Elly Schlein. «Da Firenze a Bari, da Campobasso a Perugia, da Potenza a Cagliari le città hanno bocciato la destra che governa e mandato un messaggio chiaro a Giorgia Meloni. Basta tagli alla sanità, basta ai salari bassi e no all’Autonomia differenziata».

 

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Quindi Bari ha retto. Firenze non ha tradito. Potenza ha ribaltato il verdetto del primo turno. Cremona è rossa. Ma la storia umanamente più bella viene da Perugia. L’ha riconquistata Vittoria Ferdinandi, 37 anni, una psicologa che Sergio Mattarella aveva nominato cavaliere dopo aver aperto un ristorante che dava lavoro a persone con problemi psichici. Figlia della società civile, la Damiano Tommasi dell’Umbria, ha ricucito il campo largo e ora è la prima sindaca donna della città. A gennaio era data per persa. E invece con una campagna elettorale casa per casa ha finito per strappare il municipio alla destra. Bisogna sempre crederci, e avere le parole per farlo capire agli altri. Se sei autentico gli altri ti accolgono. Un viatico in vista delle regionali di ottobre.

La sinistra non è morta. Sa vincere soltanto nelle città, però: più si entra nel paese profondo e più la sua vena si smarrisce. Affluenza ferma al 47,7 per cento. Ed è un’altra fotografia di queste amministrative.

 

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Il centrodestra si riprende Lecce. Una città tra le più dinamiche del Sud che si affida a una vecchia gloria missina, Adriana Poli Bortone, 80 anni, già sindaca due volte, che al grido «cacciamo i leninisti!» ha sconfitto un uomo perbene come Carlo Salvemini. Trionfa a Caltanissetta, Rovigo, Vercelli, Urbino. Ad Avellino vince per 899 voti, ribaltando l’esito del primo turno, la civica Laura Nargi, vicesindaca uscente, (indagata per associazione a delinquere), contro Antonio Gengaro, centrosinistra: non ininfluenti i voti della destra. Opposto l’esito di Campobasso, dove Maria Luisa Forte, centrosinistra, ha sconfitto in rimonta Aldo De Benedettis. Il Molise grillino si affida così alla sinistra. Anche Vibo Valentia passa al centrosinistra: era stata governata dal centrodestra. Nel Pd dicono che il Sud si sta ribellando all’autonomia differenziata. Lo ha fatto notare Alberto Losacco. Si attendono altri cimenti per capire se il malumore si tramuterà in una ribellione nelle urne. Cinque sindache neoelette sono donne.

Il centrosinistra fa suoi i capoluoghi di Regione: Firenze, Bari, Perugia, Campobasso, Potenza. Che lezione trarne?

«Premiati i progetti d’intesa tra le forze dell’opposizione», commenta l’M5S in una nota.

Politicamente il dato più rilevante è quello di Bari. Con la vittoria di Vito Leccese, 62 anni, ex deputato verde, il capo di gabinetto del sindaco uscente, Antonio Decaro. Con tutto quello che è successo, la shitstorm della destra, le divisioni nel campo largo, averla portata a casa, in maniera schiacciante (70,3 a 29,7, contro il giovane amico di Salvini, Fabio Romito) merita una sottolineatura. Anche perché chi aveva votato per Michele Laforgia al primo turno, M5S e Sinistra, ha lealmente sostenuto Leccese. Quella di Bari però è una vittoria di Decaro, il sindaco del popolo, che lascia un’eredità pesantissima in termini di connessione sentimentale. Anche qui: o la sinistra è modernamente popolare, coniugando bisogni e visione, oppure non è. Potenza si conferma tendenzialmente di centrosinistra. Se la Basilicata è rimasta alla destra, ad aprile, è per la rottura provocata nella coalizione dal M5S.

A Firenze il fronte è rimasto unito, nonostante i tentativi iniziali dei renziani di alzare il tiro. L’ex assessore della giunta Nardella, Sara Funaro, 48 anni, psicologa, nipote d’arte – il nonno, Piero Bargellini, fu il sindaco durante l’alluvione del 1966 – ha svettato col 60,56 per cento contro l’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, centrodestra. «Firenze ha un’anima, una identità, una storia», ha detto Funaro. Schmidt ora è atteso a Capodimonte. «Non troverà neanche una sedia», lo ha gelato il governatore campano Vincenzo De Luca. A Cremona si è imposto un educatore, Andrea Virgilio. Un altro che vive in mezzo alla gente. Campo largo senza gelosie e figure credibili. L’opposizione riparta da qui.

Sorgente: Chi ha vinto i ballottaggi alle Comunali 2024: – la Repubblica


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