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Per il Pg la sentenza che scagionava gli imputati, agenti, funzionari e dirigenti, dal reato di sequestro «appare viziata»

La Procura generale di Perugia ha proposto ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte di Appello di Perugia, che il 9 giugno ha assolto gli imputati perché il fatto non sussiste, dall’accusa di sequestro di persona di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, ed espulsa verso il Kazakistan, nel maggio 2013, insieme alla figlia minorenne. La sentenza aveva assolto agenti, funzionari e dirigenti perché avevano agito nelle loro funzioni, secondo l’Appello, e non c’è stato alcun reato. Quello di sequestro di persona, più i reati di falso: tutti considerati compiuti in primo grado, con la condanna degli imputati fino a cinque anni di reclusione.

La decisione della Corte di appello aveva escluso insomma che nella vicenda in esame siano stati commessi reati da parte dei dirigenti e funzionari della questura di Roma. Nelle 44 pagine dell’atto di impugnazione, la Procura generale contesta la decisione, rende noto l’ufficio diretto dal procuratore generale Sergio Sottani, «in quanto la sentenza appare viziata per aver assolto gli imputati, senza procedere al riascolto di testimoni di accusa, ritenuti tutti inattendibili».

In questo modo la corte d’appello perugina «è venuta meno all’obbligo di fornire una motivazione rafforzata, a sostegno della sua decisione assolutoria». Obbligo che «non può certo ritenersi soddisfatto con il ricorso reiterato, così come fatto nella sentenza della corte d’appello, a domande retoriche, non sorrette dal rigoroso riscontro con le risultanze processuali». Inoltre, sottolinea ancora la Procura generale, «il giudice di appello con la sua lunga ed articolata motivazione demolisce la sentenza di primo grado, con l’uso, a volte, di espressioni che vorrebbero forse essere ironiche ma che rischiano di apparire inutilmente sarcastiche ed in alcuni casi possono essere percepite come manifestazioni di dileggio nei confronti dell’accusa e del giudizio di primo grado, ma non fornisce plausibili letture alternative ai tanti, troppi abusi consumati ai danni Alma Shalabayeva e della figlia minorenne». «Abusi reiterati, che nella sentenza di appello vengono qualificati al massimo come violazione di prassi, ma che sul piano oggettivo e soggettivo integrano, a parere di questa Procura Generale, il delitto di sequestro di persona contestato ai cinque imputati», sostiene ancora Sottani.

Sorgente: Caso Shalabayeva, la Procura generale ricorre in Cassazione contro le assoluzioni dei poliziotti – La Stampa


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