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Domenica 30 giugno si tiene il primo turno delle elezioni legislative anticipate in Francia: ecco perché Macron ha scelto di mandare il Paese alle urne, e che cosa c’è in ballo (molto)

di Stefano Montefiori

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Perché in Francia si va al voto

In base al normale calendario politico, dopo le europee del 9 giugno le elezioni successive in Francia erano le municipali del 2026. Ma in seguito alla vittoria del capolista del Rassemblement national, Jordan Bardella, e alla sconfitta della capolista macronista Valérie Hayer, tallonata dalla rivelazione socialista Raphaël Glucksmann, il presidente Emmanuel Macron ha deciso di sciogliere l’Assemblea nazionale e di indire elezioni anticipate, arrivare a un «chiarimento» della situazione politica. I francesi sono quindi chiamati a votare – domenica 30 luglio e domenica 7 luglio – in anticipo per eleggere i 577 deputati, che resteranno in carica fino al 2029, per un mandato di cinque anni, a meno che l’Assemblea nazionale non venga nuovamente sciolta prima di allora.

Quando si vota: date e orari

I cittadini francesi residenti all’estero hanno potuto votare via Internet dalle ore 12 di martedì 25 giugno alle 12 di giovedì 27 giugno (ora di Parigi). Gli elettori di diversi dipartimenti e territori francesi d’oltremare voteranno sabato 29 giugno: è il caso della Guadalupa, della Guyana francese, della Martinica, della Polinesia francese, di Saint-Barthélemy, di Saint-Pierre-et-Miquelon e degli elettori residenti nel continente americano e nei Caraibi. I cittadini francesi residenti in Francia, gli elettori stranieri e quelli della Reunion, di Mayotte, della Nuova Caledonia e di Wallis e Futuna sono chiamati a votare domenica 30 giugno.

 

Perché il presidente ha indetto le elezioni così presto, a sole tre settimane dalle europee? Macron ha voluto coinvolgere i francesi prima che partissero in vacanza e prima delle Olimpiadi di Parigi, che si aprono il 26 luglio.
Gli elettori potranno andare a votare dalle 8 del mattino alle 18 in regola generale, ma fino alle 20 nelle grandi città.

I seggi dell’Assemblea nazionale

Le elezioni legislative del 30 giugno e del 7 luglio 2024 rinnoveranno l’intera Assemblea nazionale. La Costituzione francese fissa a 577 il numero massimo di deputati. I 577 seggi sono suddivisi in 558 per i dipartimenti, 8 per la Nuova Caledonia e le collettività d’oltremare e 11 per i francesi all’estero.

Gli elettori sono cittadini francesi di almeno 18 anni che godono dei diritti civili e politici e sono iscritti nelle liste elettorali. Secondo l’INSEE (l’Istat francese), oltre 49 milioni di persone sono iscritte al voto.

Il sistema elettorale

I deputati sono eletti con un sistema maggioritario a due turni. Per essere eletti al primo turno è necessaria la maggioranza assoluta dei voti espressi e un numero di voti pari a un quarto degli elettori registrati. Al secondo turno è sufficiente la maggioranza relativa. In caso di parità di voti, viene eletto il candidato più anziano. Per avere diritto a presentarsi al secondo turno, un candidato deve aver ottenuto al primo turno un numero di voti pari almeno al 12,5% del numero di elettori registrati nella circoscrizione.

I tre blocchi politici e i candidati

Il presidente del partito della destra gollista Les Républicains, Eric Ciotti, ha proposto un’alleanza con il Rassemblement National, ma la direzione del partito si oppone a questo accordo e chiede l’estromissione di Eric Ciotti, per adesso però negata dalla giustizia. Anche il partito Reconquête di Eric Zemmour ha cercato di stringere legami più stretti con il RN, ma il partito lepénista ha rifiutato qualsiasi alleanza. Eric Zemmour ha annunciato solo 330 candidati in 577 circoscrizioni. Marion Maréchal, che in occasione delle presidenziali del 2022 aveva abbandonato il Rassemblement national della zia Marine Le Pen per raggiungere Zemmour, è tornata nel RN.
Dopo diversi giorni di discussioni, le quattro forze di sinistra hanno raggiunto un accordo per formare un Nouveau Front Populaire che presenta un unico candidato nelle 577 circoscrizioni al primo turno. In base a questo accordo, La France insoumise presenterà 229 candidati, il Parti socialiste ne avrà 175, gli ecologisti ne avranno 92 e i comunisti 50.
Al centro, il presidente Emmanuel Macron ha affidato la guida della campagna della coalizione «Ensemble» al primo ministro Gabriel Attal, ed entrambi hanno cercato di porre il blocco centrale macronista come «il campo della ragione» contrapposto alle «estreme», cioè destra e sinistra.

I programmi

Non c’è stato tempo per una vera campagna elettorale fondata sui programmi e alcune misure sono state annunciate e poi ritirate, ma si possono individuare cinque misure principali per ognuno dei tre blocchi.

  • Rassemblement national (Bardella): pensione a 60 anni per chi ha cominciato prima dei 20, aumento dei salari, divieto di telefonini nelle scuole, doppia frontiera europea e francese, espulsione degli stranieri in posizione irregolare specie se autori di reati.
  • Nouveau Front Populaire (Mélenchon e Glucksmann): abrogazione della riforma delle pensioni, salario minimo dagli attuali 1400 a 1600 euro netti, imposta sul patrimonio, scuola 100% gratuita, riconoscimento dello Stato della Palestina.
  • Ensemble (Attal e Macron): pensioni legate all’inflazione, aumento dei salari, settimana lavorativa di quattro giorni, più medici specie nelle zone rurali, riforma elettorale in senso proporzionale.

Gli ultimi sondaggi

Il Rassemblement National e i suoi alleati guidati da Éric Ciotti sono ampiamente in testa quanto alle intenzioni di voto per il primo turno di domenica 30 giugno, secondo tutti gli istituti di sondaggi, che li danno intorno al 36%.
Il blocco di sinistra Nouveau Front Populaire (NFP) è al secondo posto, intorno al 28-29%. La maggioranza presidenziale, raggruppata nella coalizione Ensemble pour la République, è data intorno al 20% e potrebbe essere la grande perdente del voto.
È difficile trasformare queste percentuali in previsioni di seggi all’Assemblea nazionale dopo il secondo turno del 7 luglio. L’incertezza principale riguarda il fatto se il Rassemblement national riuscirà a raggiungere la soglia dei 289 seggi che costituiscono la maggioranza assoluta, nel qual caso Jordan Bardella accetterebbe l’incarico di primo ministro, per una inedita coabitazione dell’estrema destra a Matignon con il centrista Emmanuel Macron all’Eliseo. Negli ultimi giorni il Rassemblement national è dato in crescita e la maggioranza assoluta non è da escludere. L’importanza di queste elezioni è tale che la mobilitazione di questi giorni fa prevedere un’affluenza molto alta.

Il destino di Macron

Il presidente Emmanuel Macron ripete che, quale che sarà il risultato del voto del 20 giugno e 7 luglio, resterà all’Eliseo fino alla scadenza naturale del suo mandato, cioè fino al 2027 quando sono previste nuove elezioni presidenziali alle quali non potrà candidarsi (la Costituzione francese prevede il limite di due mandati e lui ha già vinto le elezioni del 2017 e del 2022). Molti però nutrono forti dubbi sulla sua tenuta politica, soprattutto se il Rassemblement national otterrà la maggioranza assoluta dei seggi e Jordan Bardella diventerà primo ministro. Ma anche in caso contrario la situazione politica di Macron si fa molto difficile. Difficile che a ottenere la maggioranza assoluta sia la sinistra, quasi impossibile che ci riesca il centro macronista, almeno nella sua forma attuale. È possibile quindi che si crea una situazione di blocco parlamentare, con un caos politico che sarebbe il paradossale effetto del «chiarimento» cercato da Macron organizzando in modo così precipitoso le elezioni anticipate. Molti osservatori pensano che, nonostante le sue dichiarazioni, Macron potrebbe essere costretto a dimettersi prima del 2027.

Sorgente: Elezioni in Francia: quando si vota, i candidati, e cosa dicono gli ultimi sondaggi | Corriere.it


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