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Libano sul filo di un rasoio, mentre gli americani ‘avvisano’ Hezbollah di non tirare troppo la corda. In caso di guerra aperta, gli Stati Uniti ‘difenderebbero Israele’, se le città dello Stato ebraico dovessero essere attaccate da un lancio massiccio di razzi e missili. Si stima che le milizie sciite abbiano fino a 200 mila di queste armi.

L’avvertimento americano

La messa in guardia di Washington, allo sceicco Nasrallah, leader di Hezbollah, è arrivata per vie traverse. Probabilmente, usando come sponda il governo libanese, adeguatamente sensibilizzato dall’inviato Usa, Amos Hochstein. Lo rivela, in un report speciale, ‘Politico’, che spiega come funzionari dell’Amministrazione Biden, abbiano chiarito la ‘linea rossa’ che Hezbollah non dovrà oltrepassare. Secondo il giornale, l’obiettivo del messaggio è evidente. «I funzionari statunitensi che cercano di prevenire una guerra più grande in Medio Oriente – scrive ‘Politico’ – hanno lanciato un insolito avvertimento a Hezbollah: non dare per scontato che Washington possa impedire a Israele di attaccarti.

Scommessa Usa ad alto rischio

Una presa di posizione dura, che potrebbe scompaginare non solo i calcoli fatti dai miliziani sciiti a Beirut e nella Valle della Bekaa, ma anche quelli dei loro ‘patrons’ iraniani a Teheran. È questa la speranza di Biden. Perché se si dovesse infiammare ancor di più il fronte nord, le possibilità di arginare l’incendio sarebbero veramente ridotte. E l’allargamento della crisi potrebbe diventare esponenziale, con tutte le ripercussioni del caso anche per la politica interna americana. ‘Politico’ lo ammette. «Tira una brutta aria in Libano», e il messaggio schietto arriva, mentre molti funzionari statunitensi sembrano rassegnati alla possibilità che Israele faccia una mossa importante, contro Hezbollah, in Libano, nelle prossime settimane.

Crisi di Gaza e Libano si tengono per mano

La domanda è: alla Casa Bianca sono solo ‘rassegnati’ all’inevitabile o, invece, sanno molto di più’? Cioè, sono a conoscenza dei piani israeliani d’attacco, per un’invasione del Libano del sud, fino al fiume Litani, e li tollerano? Qualcuno dice di sì. ‘Politico’, per esempio, cita un alto esponente del Pentagono che, a condizione di anonimato, commenta così: «Israele deve fare quello che deve fare». La crisi di Gaza e quella del Libano si tengono per mano. Finché dura l’attacco israeliano a Gaza, sostiene Hezbollah, continueranno le schermaglie di confine tra il Libano del sud e l’Alta Galilea. Il continuo arrivo di razzi e missili ha costretto Netanyahu a far evacuare ben 60 mila abitanti, che ora sono sfollati in tutto il Paese. Una situazione insostenibile, uno stillicidio, che va risolto.

Le vere intenzioni tra il dire e il fare

Certo, a parole nessuno vuole un’escalation verso una guerra generalizzata ma, nei fatti, ci sono mille segnali che la crisi sta ormai scivolando su un ripido piano inclinato. All’intensificarsi degli scontri di confine e degli ‘omicidi mirati’ da parte israeliana, fa da contraltare una frenetica attività diplomatica, che ormai però tocca anche la sfera militare. Se il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, si trova in questi giorni a Washington, non è là certo per discutere di affari diplomatici. ‘Politico’ ricorda che il generale è negli Usa per parlare del confine con il Libano. E della crisi con Hezbollah. Se a questa notizia si aggiunge il fatto che Gallant è il principale architetto di una eventuale guerra preventiva sul fronte nord, che preveda un’invasione del Libano meridionale, allora il quadro è completo.

Vecchie mire israeliane sul Libano

Fonti israeliane, dopo il 7 ottobre, rivelarono che Gallant avrebbe voluto attaccare subito anche Hezbollah. Fu fermato da Netanyahu (pare) che, a sua volta, era stato pesantemente ‘sconsigliato’ da Washington. Adesso, però, a distanza di nove mesi, e con Trump che potrebbe essere alla porta, il quadro geopolitico è profondamente mutato. E Israele potrebbe decidere di agire, senza dare troppo ascolto a Biden. Nonostante ciò, i funzionari Usa che hanno parlato con Politico’ hanno detto che l’Amministrazione Usa «aiuterà Israele a difendersi in qualsiasi scenario con Hezbollah: dal rifornimento del sistema missilistico antiaereo Iron Dome, alla fornitura di Intelligence. Se Israele dovesse trovarsi sotto forte pressione -ad esempio, il lancio di razzi e missili sulle sue principali città-, gli Stati Uniti potrebbero muoversi verso un sostegno militare più diretto».

Minacce a dissuadere molto pericolose

Probabilmente, significa un possibile utilizzo dell’aviazione per colpire le basi di partenza dei vettori utilizzati da Hezbollah. Le analisi condotte dall’Intelligence Usa, dicono che quello attuale è il momento più rischioso per lo scoppio di una guerra in Libano. In teoria, nessuno ufficialmente la vuole, ma ‘Politico’ rivela che i leader israeliani «hanno avanzato argomenti convincenti sui motivi per cui hanno bisogno di colpire Hezbollah prima possibile».

Attenzione, però. Il generale Charles Quinton Brown, capo degli Stati maggiori congiunti Usa, ha ammonito tutti: Hezbollah non è Hamas. E data la sua vicinanza geografica alle città-bersaglio israeliane, questa volta abbattere tutti i missili in arrivo (come fu per quelli lanciati dall’Iran) sarebbe impossibile. Una guerra con le milizie sciite libanesi, di fatto, metterebbe sotto tiro mezzo Israele.

 

 

Sorgente: Libano: tra Israele ed Hezbollah l’azzardo Usa sui due fronti – Remocontro


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