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Chi ha vinto il primo faccia a faccia tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, il presidente in carica Joe Biden e l’ex presidente Donald Trump, che si è tenuto nella serata di giovedì 27 giugno (l’alba di venerdì 28, in Italia)

 |  28 Giugno
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La cronaca del dibattito

(Andrea Marinelli, inviato a New York) «È stato uno choc», dice il guru del partito democratico David Axelrod appena si conclude il primo dibattito presidenziale fra Joe Biden e Donald Trump. «Gli voglio bene, ma è stato doloroso vederlo così», aggiunge Van Jones, commentatore politico di Cnn. E John King, che della rete di Atlanta è corrispondente politico, rivela che c’è grande preoccupazione nei circoli democratici dopo la prestazione del presidente. Appena Joe Biden è salito sul palco, invitato a entrare in scena per primo dai moderatori Dana Bash e Jake Tapper, è diventato evidente a milioni di americani che c’era qualcosa che non andava: aveva la voce bassa, rauca, faticava quasi a farla uscire. Sul lato sinistro del teleschermo, invece, Donald Trump è entrato con il suo consueto piglio da pirata.

I due sfidanti – per la prima volta erano il presidente in carica e un ex presidente – non si salutano nemmeno, e il dibattito parte subito con le domande più attese: l’inflazione, su cui si addossano la responsabilità a vicenda, il taglio delle tasse per i ricchi, che Trump difende, e poi l’aborto. Qui Trump chiarisce la sua posizione: crede nelle eccezioni – stupro, incesto, rischio di morte della madre – e sostiene che devono essere gli Stati a decidere. «Loro, invece, sono radicali», dice indicando Biden. «Io sostengono Roe v. Wade», replica il presidente, riferendosi alla sentenza del 1973 che garantiva l’aborto a livello federale e che è stata cancellata due anni fa dalla Corte. Per Trump era una sentenza radicale: alcuni Stati – afferma contraddicendosi – permettevano l’aborto anche a gravidanza inoltrata.

È il primo scambio efficace. Poi, dopo alcune risposte confuse, Biden sferra il primo attacco: «Ha detto che i veterani americani morti in guerra erano degli sfigati e dei perdenti», dice ricordando una vecchia rivelazione dell’Atlantic del 2020. «Mio figlio è stato in Iraq e non era né sfigato né perdente. Tu sei un perdente e uno sfigato». A quel punto Trump cerca di giustificare quelle parole che avevano fatto scalpore già all’epoca, sa che erano indifendibili, dice quindi che le aveva scritte una rivista di livello infimo e poi contrattacca a sua volta su Hunter. «Questo tizio non ha il senso della democrazia americana», dice allora il presidente, che sul rispetto delle istituzioni gioca forse il suo momento migliore.

Si passa poi all’Ucraina, e alla Nato. Trump sostiene che ovviamente la guerra non ci sarebbe stata se lui fosse rimasto alla Casa Bianca, Biden ribatte che è ovvio, visto che avrebbe lasciato a Putin tutto quello che voleva. Trump ricorda che gli Stati Uniti spendono miliardi per la Nato, per difendere gli interessi europei, ma «c’è un oceano fra noi e l’Ucraina». Anche alle domande su Israele tornano entrambi sull’Ucraina, ma qui Trump commette forse l’unico vero scivolone di una partita in attesa: usa la parola «palestinese» per insultare Biden. «È diventato come un palestinese», dice. «E a loro non piace perché è un pessimo palestinese. Uno debole».

Intanto, durante l’intervallo, emergono le prime voci dalla campagna elettorale di Biden. Il presidente, rivelano, ha il raffreddore: la voce rauca e bassa dipende da questo. Rispetto al passato però è anche rimasto più rigido, ha sorriso poco e raramente ha tenuto testa all’avversario. A volte sembrava quasi sopraffatto dalle troppe informazioni accumulate a Camp David per difendere il proprio operato, e sicuramente faticava a esporle con chiarezza. Qualcuno ha sostenuto che forse si è preparato troppo, che ha fatto troppe prove di dibattito e che magari per questo gli è andata via la voce. Di certo, e su questo a metà del confronto erano già tutti d’accordo, è una delle sue peggiori prestazioni.

Gli scambi restano confusi fino alla fine: si salta dall’inflazione all’immigrazione, dalla Russia all’economia, dalla condanna di Hunter Biden a quella di Trump per i pagamenti illeciti a Stormy Daniels. «Hai fatto sesso con una pornostar mentre tua moglie era incinta, hai la morale di un gatto randagio», lo incalza Biden. «Non ho fatto sesso con una pornostar», replica Trump, e in molti notano che probabilmente una frase simile in un dibattito presidenziale non l’aveva mai detta nessuno.

Proprio sul finale, i due sfidanti rispondono sulla grande questione dell’età: chi vincerà sarà infatti il presidente più anziano della storia americana. Biden ricorda di essere stato a lungo il più giovane in politica e sostiene che i suoi successi come presidente sono la prova che è all’altezza del compito. Trump ribatte con i due test cognitivi che ha fatto come presidente, «passati alla grande», e invita Biden a fare altrettanto. Finiscono per parlare delle proprie qualità atletiche, e dei rispettivi handicap a golf.

Nei 90 minuti del confronto Biden aveva l’unico obiettivo di mostrarsi lucido, in forma, energico, e l’ha fallito: solo in rari momenti è riuscito ad affondare il colpo, mentre spesso le sue risposte erano confuse o – peggio – rimanevano sospese. Trump dall’altro lato è stato aggressivo ma disciplinato, come gli chiedeva il suo staff, è andato all’attacco e si è lanciato più volte in affermazioni fuorvianti o del tutto false, ma Biden non è riuscito a ribattere e alla fine l’ex presidente è risultato più efficace. In più occasioni ha alzato il sopracciglio mentre Biden annaspava, attirato dalla tentazione di punzecchiarlo, ma si è lasciato andare soltanto una volta. «Non ho capito nulla di quello che ha detto alla fine», ha affermato dopo una risposta sull’immigrazione. «E penso che non lo sappia neanche lui».

Dei temi non resta molto, qualche sparata, diverse bugie e molta confusione. Qualcuno in televisione parla di una nottataccia per Biden, «niente di più di una brutta notte», come la definisce la sua ex direttrice della comunicazione Kate Beddingfield. Axelrod, che di elezioni ne ha viste parecchie, è invece allarmato: «Peccato che è la notte che ha confermato le preoccupazioni sulla sua salute», sibila.

«Biden ha perso nei primi tre minuti», sostiene invece la commentatrice di Cnn Alyssa Farah Griffin, ex direttrice delle comunicazioni della Casa Bianca di Trump, e l’analisi sembra perfetta. Solo che poi esagera e definisce il presidente «una minaccia per la democrazia». Per la democrazia probabilmente no, ma per il partito democratico – questa sera – sono in molti a pensarlo. «Un sacco di gente vorrà un’alternativa», sostiene il commentatore di Cnn Van Jones poco dopo la fine del dibattito. Le voci di un passo indietro non sono mai state forti come in questa notte.

Il duello tv Biden-Trump in 3 minuti: ecco come è andata

(LaPresse) Insulti, scambi di accuse, colpi bassi. Si è visto di tutto durate il dibattito televisivo, sulla CNN, tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il candidato dei Repubblicani, ed ex presidente, Donald Trump. La freddezza tra i due è stata palpabile fin dall'inizio, dato che non si sono stretti la mano, ma si sono recati al rispettivo leggio senza degnarsi di uno sguardo. Il tycoon ha attaccato Biden per il suo stato di salute, asserendo di essere "in ottima forma fisica", mentre il suo rivale dovrebbe fare qualche test cognitivo. Poi i due hanno bisticciato sul golf e su chi, tra loro, fosse il più bravo. Ma è sui veterani che l'atmosfera si è incendiata. Biden, ricordando il figlio Beau, ex militare in Iraq morto a 46 anni nel 2015 per un tumore al cervello, ha attaccato Trump definendolo "un fesso e un perdente". Dissidi anche sulla politica estera, con Trump che ha messo in discussione le capacità di leadership di Biden di fermare il conflitto in Ucraina e il presidente che ha ricordato come Putin sia "un criminale di guerra" al quale non si possono fare sconti. Infine l'attacco più duro, forse, quando Biden ha ricordato al tycoon i numerosi processi a carico e lo scandalo con la pornostar Stormy Daniels. "Hai fatto sesso con una pornostar mentre tua moglie era incinta. Hai la morale di un gatto randagio", ha sbottato Biden. "Non ho mai fatto sesso con una pornostar", si è difeso Trump. Alla fine del dibattito, la freddezza è di nuovo calata sui due. Anche in questo caso, nessuna stretta di mano. Trump è uscito voltando la schiena al suo rivale, mentre Biden ha avuto bisogno dell'aiuto della moglie, la First Lady Jill Biden, per lasciare il proprio posto.
 |  28 Giugno

Le dichiarazioni finali

Biden dice di aver ottenuto progressi significativi, parte dalle tasse, ricorda che Trump ha aumentato le tasse perché ha aumentato il debito pubblico, e che l’inflazione dipende da questo. «Come molti politici», ribatte Trump, «quest’uomo è solo una che si lamenta: faremo questo e quello, ma non ha fatto niente». Dice che gli americani stanno vivendo un inferno, che questo è cento volte peggio di Charlottesville, ed è tutta colpa di Biden. «Siamo una nazione in fallimento, ma noi rifaremo grande l’America: Make America Great Again». È finita così, con un surreale momento finale: i moderatori salutano, le camere restano accese e i due sfidanti restano immobili sul palco per alcuni interminabili secondi. Poi l’inquadratura si allarga, Trump se ne esce da solo, mentre la first lady Jill Biden sale sul palco e accompagna il marito all’uscita.

 |  28 Giugno

Siamo ai minuti finali

Gli scambi restano confusi: si salta dall’inflazione all’immigrazione, dalla Russia all’economia. Mentre il dibattito si avvicinava alla fine, i due sfidanti rispondono sulla questione dell’età. Biden ricorda di essere stato a lungo il più giovane in politica e sostiene che i suoi successi come presidente sono la prova che è all’altezza del compito. Trump ricorda i due test cognitivi che ha fatto come presidente, passati alla grande, e ha invitato Biden a fare altrettanto. Finiscono per parlare delle proprie qualità atletiche e dei rispettivi handicap a golf.

 |  28 Giugno

Il raffreddore di Biden

Una fonte vicina alla campagna elettorale di Biden ha rivelato al Wall Street Journal che Biden ha il raffreddore. La voce di Biden è rauca, bassa, quando è entrato in studio faceva fatica a farsi sentire e ha tossito all’inizio del dibattito. Durante il dibattito, poi, ha perso più volte il filo del discorso. Biden ha spesso guardato dritto davanti a sé, ascoltando Trump e lasciandosi andare raramente a espressioni di sorpresa. Nei dibattiti precedenti ha sorriso o preso in giro gli avversari, ha preso appunti. Questa sera è rimasto molto più rigido. A volte sembra poi sopraffatto dalle informazioni che ha accumulato per difendere il proprio operato, vuole esporle ma fa fatica. Questa, dicono gli analisti, è una trappola comune per i presidenti in carica. Qualcuno sostiene che forse si è preparato troppo a Camp David, troppe prove di dibattito. Di certo è una delle sue peggiori prestazioni.

 |  28 Giugno

Lo scambio sulla pornostar

Biden a Trump: «Hai fatto sesso con una pornostar quando tua moglie era incinta». E lui: «Non è vero»

Nel corso del confronto in tv, Biden ha anche attaccato Trump sulla vicenda della porno star Stormy Daniels: "Hai fatto sesso con una pornostar quando tua moglie era incinta", ha detto il presidente. "Non è vero, non ho fatto sesso con una pornostar, è una montatura".
 |  28 Giugno

«You’re fired!»

Trump si vanta di aver licenziato un sacco di gente, a cominciare dall’ex capo dell’Fbi James Comey che aveva «ereditato». Invece Biden, dice, «non licenzia nessuno: doveva cacciare quelli coinvolti nel caos dell’Afghanistan, o quelli che non sanno gestire il confine con il Messico». E poi gli si rivolge chiamandolo per nome: «Joe, il nostro Paese è a pezzi. È il peggior presidente della storia». Biden sembra essere entrato un po’ più in partita.

 |  28 Giugno

La sparata di Trump sul clima

«Ho avuto i migliori numeri ambientali di sempre», dice Trump del suo mandato.  «Non ha fatto niente per l’ambiente», replica Biden, sottolineando che gli Stati Uniti hanno aderito all’accordo sul clima da cui Trump si era ritirato durante la sua amministrazione.

 |  28 Giugno

«Biden, il cattivo palestinese»

Nella prima parte del dibattito, Trump ha usato la parola «palestinese» per insultare Biden. «È diventato come un palestinese. E a loro non piace perché è un pessimo palestinese. Uno debole». Nota il New York Times che molti sostenitori filo-palestinesi sono furiosi perché la parola è stata usata come un insulto.

 |  28 Giugno

Biden e l’elettorato nero

Dopo la pausa si riparte dall’elettorato nero: cosa può dire a Biden a chi è insoddisfatto dei pochi progressi fatti nel suo primo mandato. La risposta è confusa e dura poco più di un minuto, Dana Bash lo incalza, e diventa più preciso. Tornano a scambiarsi colpi sull’inflazione. E qui Trump cita per la prima volta uno dei suoi possibili vice: Tim Scott. Parla di un programma che hanno attuato insieme per aiutare la comunità nera.

 |  28 Giugno

Botta e risposta su Charlottesville

Biden ha ricordato di aver deciso di candidarsi alla presidenza dopo aver visto una marcia dei suprematisti bianchi a Charlottesville nel 2017. «Questo tizio non ha il senso della democrazia americana», ha detto di Trump, che parlando della marcia disse che c’erano «brave persone da entrambe le parti». Trump replica che Biden non si è candidato a causa di Charlottesville, come dice spesso. Si è candidato perché era la sua «ultima possibilità». Biden ribatte che si è candidato per fermare Trump.

 |  28 Giugno

La frase più inconsueta di un dibattito presidenziale

«Non ho mai fatto sesso con una pornostar». Facile intuire chi l’abbia detto.

 |  28 Giugno

Lo scambio più duro della prima parte

Biden a Trump: «Tu sei un perdente, mio figlio non è un perdente»

Video
 |  28 Giugno

Siamo a metà dibattito

Il bilancio a metà dibattito è magro: pochi episodi degni di nota, poche frasi a effetto, prestazioni mediocri. Trump è decisamente più veloce, abbastanza chiaro, sta attento a non esagerare con insulti e interruzioni. Ci ha provato solo una volta ma da casa non si è sentito. Biden ha la voce rauca, bassa, fatica a terminare le risposte e non affonda il colpo quando potrebbe.

 |  28 Giugno

L’accusa di Trump: «Pelosi ammette di essere responsabile del 6 gennaio»

«Le avevo offerto 10 mila soldati della Guardia nazionale, ma li ha rifiutati. È lei stessa a prendersi la piena responsabilità di quello che è avvenuto, lo dice nel documentario di sua figlia», sostiene Trump. Biden ribatte che l’unico responsabile è lui, Trump, che per ore non chiese a quella gente di fermarsi.

 |  28 Giugno

Due domande su Israele, due risposte sull’Ucraina

Per due volte i moderatori fanno domande su Israele, e per due volte entrambi cominciano a rispondere e finiscono a parlare di Ucraine e della Nato.

 |  28 Giugno

Ed ecco la guerra in Ucraina

Le richieste di Putin per terminare la guerra in Ucraina sono accettabili per Trump? Risposta: non ci sarebbe stata una guerra se fossi stato io alla Casa Bianca. Ovviamente, ribatte Biden, avrebbe lasciato a Putin tutto quello che voleva. Solo che si sbaglia e invece di Putin dice Trump. L’ex presidente anche questa volta lascia correre. La voce di Biden resta un po’ più bassa e rauca del solito, ma sembra entrato più in partita. Ogni risposta però è faticosa,  mentre Trump sembra più fluido. E torna ad attaccare la Nato, ricordando che gli Stati Uniti spendono miliardi per gli interessi europei. «C’è un oceano fra noi e l’Ucraina».

 |  28 Giugno

La quarta domanda sull’immigrazione

Biden perde il filo e stavolta Trump non resiste. «Non ho davvero capito cosa ha detto nella parte finale della risposta», dice, «e credo non lo sappia neanche lui». Si scambiano accuse senza entrare troppo nei dettagli: parlando di casi specifici, cercano la frase ad effetto. Poi arriva il primo attacco di Biden: «Ha detto che i veterani americani morti in guerra erano degli sfigati e dei perdenti, mio figlio è stato in Iraq e non era né sfigato né perdente. Il perdente e lo sfigato sei tu». A quel punto Trump cerca di giustificare quelle parole che avevano fatto scalpore anni fa, dice che le aveva scritte una rivista di terzo livello (l’Atlantic, ndr), e poi attacca a sua volta su Hunter. È il primo vero scambio di attacchi diretti fra i due.

 |  28 Giugno

La terza domanda è sull’aborto

Donald Trump non ha mai preso una posizione netta sull’aborto: l’unica cosa chiara che ripete questa sera è che la decisione deve essere rimandata agli Stati. Poi dice che crede nelle eccezioni: stupro, incesto, rischio di morte della madre. E che devono essere gli Stati a decidere. «Loro, invece, sono radicali», dice indicando Biden. «Quello che hai fatto è una cosa terribile», ribatte il presidente, perdendo un po’ il filo della risposta. «Io sostengono Roe v. Wade», aggiunge alla domanda successiva, in modo chiaro, riferendosi alla sentenza del 1973 che garantiva l’aborto a livello federale e che è stata cancellata due anni fa dalla Corte Suprema a maggioranza conservatrice. Botta e risposta sull’aborto, e qui forse Trump si contraddice: Roe v. Wade, dice, era radicale, c’erano stati che permettevano l’aborto a gravidanza inoltrata. Poco prima aveva detto che spettava agli Stati decidere.

 |  28 Giugno

La prima domanda per Trump riguarda i tagli fiscali per i ricchi

Anche qui, una domanda attesa: la replica di Trump è tratta dall’enciclopedia degli economisti conservatori, le tasse più basse fanno girare l’economia. E poi torna ad attaccare sul Covid: «È morta più gente nella sua amministrazione che nella mia». E sull’immigrazione, ma viene fermato da Jake Tapper: «All’immigrazione ci arriveremo dopo». Biden ricorda che Trump è stato il presidente che ha lasciato il più alto debito pubblico nella storia americana». E qui si impappina per la prima volta, si blocca, chiede scusa: Trump annusa il sangue, alza il sopracciglio, ma decide di non affondare il colpo. Forse perché suoi consiglieri insistono da settimane che deve sembrare presidenziale, meno aggressivo, non interrompere.

 |  28 Giugno

La prima domanda riguarda l’inflazione

Joe Biden è il primo a parlare, con una voce un po’ rauca, e puntualizza che bisogna ricordarsi dove si trovava il Paese quando è diventato presidente: Trump lo avevo lasciato nel caos, dice. «Avevamo la miglior economia nella storia di questo Paese», ribatte Trump, ricordando con la sua solita retorica tutti i successi dell’amministrazione e aggiungendo che le restrizioni imposte da Biden sul Covid furono un disastro. «La miglior economia del Paese? Lui è l’unico a pensarlo», replica Biden. I primi scambi sono piuttosto tecnici e attesi: ognuno ricorda i suoi successi e rinfaccia all’altro gli insuccessi, veri o presunti.

 |  28 Giugno

Inizia il primo dibattito presidenziale

Per la prima volta nella storia si sfidano il presidente in carica, Joe Biden, e un ex presidente, Donald Trump. I moderatori Jake Tapper e Dana Bash hanno ricordato le regole, molto rigide e decise di comune accordo dalle campagna elettorali dei due presidente: alle 9.02 entra Joe Biden, visibilmente teso, e pochi secondi dopo arriva Donald Trump, con uno sguardo torvo. I due sfidanti non si sono salutati.

 |  28 Giugno

La risposta di Biden

«Non so cosa abbiano messo qua dentro per migliorare le prestazioni, ma mi sento decisamente più carico», ha scherzato Biden postando su Instagram questa foto una ventina di minuti prima dell’inizio del confronto televisivo di Atlanta.

Trump-Biden, com'è andato il dibattito: tycoon energico ma non segna punti. Il presidente confuso, «uno choc» per i democratici: «Ma non intende ritirarsi»
 |  28 Giugno

Trump vuole l’antidoping per Biden, lo staff del presidente replica: «Mossa disperata»

(Andrea Marinelli) «Voglio un test antidroga per il corrotto Biden». A poche ore dal dibattito televisivo di questa notte, Donald Trump ha ribadito le accuse che ogni quattro anni rivolge ai suoi sfidanti di turno: nel 2016 disse che Hillary Clinton era «pompata» durante il primo confronto e propose l’antidoping in vista del secondo; nel 2020 sostenne che Biden aveva ricevuto una puntura sul sedere; quest’anno ha chiesto di nuovo un test antidroga dopo aver per mesi parlato di cocaina, facendo riferimento a quella ritrovata l’estate scorsa nei bagni della Casa Bianca. «Chissà che fine ha fatto», ha sostenuto nel weekend, durante un comizio a Philadelphia.

Per la campagna elettorale di Joe Biden si tratta di «accuse disperate», ma la realtà è che dopo aver dipinto per anni il rivale come un vecchio rimbambito, sminuendone le capacità cognitive e fisiche, Trump è stato costretto a cambiare strategia a pochi giorni del dibattito, per non abbassare troppo le aspettative sullo sfidante: da un lato ha detto che Biden non va sottostimato; dall’altro è tornato invece a insistere su quella misteriosa punturina e sull’uso di sostanze necessarie a migliorarne le prestazioni.

Al centro della teoria trumpiana c’è il discorso sullo Stato dell’Unione del 7 marzo, uno dei momenti più alti di Biden. Stando a Trump, il presidente era «higher than a kite»: volava più in alto di un aquilone o, per dirla in italiano, era strafatto. Le sue parole sono state ripetute da tutti gli alleati più fidati: il deputato del Texas Ronny Jackson, ex medico della Casa Bianca, ha scritto una lettera formale per chiedere il test antidroga, mentre il consigliere ultraconservatore Jason Miller si è affidato a X: «Chissà cosa stanno cucinando in laboratorio», ha scritto.

«Niente», rispondono a distanza i medici interpellati dal Washington Post, mentre quelli dei vip che hanno parlato con il New York Post — spietato tabloid conservatore — confermano la pratica: i ricchi e famosi spesso ricorrono a cocktail di farmaci e vari trattamenti per caricarsi in vista di un grande evento.

Non ci sono prove, ma la calunnia è un’arma politica. E così, mentre l’ex presidente continua a diffondere l’idea che Biden abbia bisogno di quella punturina, la sua campagna ha pubblicato uno spot del farmaco «Bidenica». Basta guardare le sue conferenze stampa — dice la voce narrante con un sottofondo di persone che russano — e ti addormenti: provoca allucinazioni, aiuta a dimenticare i problemi dell’America, dall’immigrazione alle tasse da pagare.

Di certo, sostiene un sondaggio di Quinnipiac, solo il 16% degli spettatori che stanotte si sono sintonizzati sulla Cnn era disponibile a cambiare opinione sul candidato che voteranno il 5 novembre. Le aspettative, chiarisce un altro sondaggio, stavolta del New York Times, erano molto più alte per Trump, che ora avrebbe 4 punti di vantaggio su Biden a livello nazionale. Il dato da osservare resta quello degli Stati in bilico che decideranno le elezioni: sono 7 e, secondo la media dei rilevamenti di RealClearPolitics, in 6 è in vantaggio Trump.

 |  28 Giugno

Tutti i consiglieri del presidente

Il corteo di Biden è arrivato negli studi della Cnn. Nel pomeriggio, i giornalisti al seguito del presidente avevano identificato tutti i consiglieri che erano saliti a bordo dell’Air Force One diretti ad Atlanta:

​Jake Sullivan, Assistant to the President for National Security Affairs
Bruce Reed, Assistant to the President & Deputy Chief of Staff
Annie Tomasini, Assistant to the President & Deputy Chief of Staff
Karine Jean-Pierre, Assistant to the President & Press Secretary
Vinay Reddy, Assistant to the President & Director of Speechwriting
Ben LaBolt, Assistant to the President & Director of Communications
Ryan Montoya, Assistant to the President & Director of Scheduling & Advance
Ashley Williams, Deputy Assistant to the President & Senior Advisor to the President & Director of Strategic Outreach
Jacob Spreyer, Special Assistant to the President & Personal Aide to the President

 |  28 Giugno

L’assenza di Melania

Il conto alla rovescia della Cnn indica che mancano 17 minuti all’inizio del dibattito, e da altrettanti si parla dell’assenza di Melania Trump: Donald è arrivato ad Atlanta da solo, ha sceso la scaletta del suo aereo salutando senza nessuno al suo fianco, e il filmato viene mostrato a ripetizione. Gli esperti in studio sono divisi: c’è chi dice che l’ex first lady scelga sempre i momenti più importanti per mandare un messaggio, chi sostiene che la sua assenza non cambi proprio nulla.

 |  28 Giugno

Joe Biden sta arrivando negli studi della Cnn

(Andrea Marinelli) Alle 8.27, mezz’ora prima dell’inizio del dibattito, il corteo di Joe Biden è partito in direzione degli studi della Cnn. Il presidente era arrivato ad Atlanta nel primo pomeriggio dopo aver passato una settimana a Campd David, la residenza di campagna dei presidenti, per prepararsi al confronto. Con lui, nella residenza in Maryland, ci sono i consiglieri più fidati, ben sedici, e soprattutto il suo avvocato personale, Bob Bauer, l’uomo che interpreta Donald Trump nelle simulazioni dei dibattiti che si tengono in un hangar della tenuta. Mangiano taco e lasagne e ripetono all’infinito il confronto televisivo di questa notte.

Bauer è un veterano del ruolo: lo aveva già fatto quattro anni fa, quando incalzò l’allora sfidante democratico e lo preparò agli attacchi del presidente, ma in passato aveva anche interpretato Bernie Sanders e Al Gore. «L’obiettivo», ha raccontato in un’intervista a Politico, «è di avvicinarsi il più possibile all’individuo che interpreti: quali sono gli argomenti, come saranno presentati, cosa succederà sul palco quando verranno espressi davanti al pubblico. Per questo bisogna immergersi in una grande quantità di materiale: non devi tirare fuori un argomento che la persona in questione potrebbe esprimere, ma che non ha mai fatto».

Nel 2020, durante uno dei dibattiti preparatori, Bauer invocò l’abolizione della sentenza Roe v. Wade che dal 1973 legalizzava l’aborto a livello federale. «È davvero arrivato a questo?», chiese perplesso Ron Klain, l’ex capo dello staff di Biden. «Fu un errore», ammette l’avvocato Bauer. «Non vuoi che il tuo candidato si prepari su un argomento che il rivale non tirerà fuori». Dei preparativi di quest’anno non può e non vuole parlare, però aggiunge una cosa: «Non devi aver paura di mettere qualcosa che al candidato non piacerà, qualcosa che potrebbe ritenere insultante, oppure falso».

 |  28 Giugno

I momenti storici dei dibattiti presidenziali

(Andrea Marinelli) È raro che i dibattiti cambino il corso delle elezioni, a maggior ragione quest’anno che arrivando mesi prima rispetto ai tradizionali appuntamenti autunnali. Eppure è successo: una battuta eccezionale, il linguaggio del corpo, un passo falso memorabile e il vento gira all’improvviso.

​Il caso più celebre è quello del primo dibattito assoluto, disputato il 26 settembre 1960 a Chicago da John Kennedy e Richard Nixon. A chi lo seguiva in televisione il giovane senatore democratico del Massachusetts, che all’epoca aveva 43 anni, appariva abbronzato e rilassato, mentre l’allora vice di Dwight Eisenhower sudava e indossava un abito chiaro, colore che lo faceva confondere con lo sfondo ed evidenziava i postumi dell’influenza: per i 70 milioni di telespettatori fu un trionfo di Kennedy, ma per chi ascoltò il confronto in radio l’affermazione non fu così netta.

​Nel 1976 il presidente in carica Gerald Ford — l’unico a essere stato alla Casa Bianca senza mai essere stato eletto neanche come vice — scivolò sulla politica estera. Durante il confronto con Jimmy Carter arrivò a dire che durante la sua amministrazione non c’era «alcun dominio sovietico nell’Est Europa», lasciando senza parole il moderatore. Nel 1980 Ronald Reagan — ex attore — s’impose con grande abilità contro Carter, ormai presidente. Prima ne smorzò gli attacchi con il celebre «there you again» — ecco che torni sempre là — poi concluse il dibattito con una domanda agli elettori entrata nella storia della politica americana: «State meglio oggi di come stavate quattro anni fa?». La risposta — no — arrivò a novembre, e a valanga.

​Quattro anni dopo Reagan incespicò nel primo dibattito contro lo sfidante democratico Walter Mondale, rispetto al quale appariva anziano e confuso: secondo il figlio all’epoca aveva già i primi segni dell’Alzheimer. Nel secondo confronto, però, arrivo la domanda sull’età e lui si fece trovare pronto: «Non sfrutterò per motivi politici la giovinezza e l’inesperienza del mio sfidante». Sarebbe rimasto lo stesso alla Casa Bianca, ma così mise il punto esclamativo sulla vittoria.

​Allora il suo vice era George Bush padre, eletto a valanga nel 1988 contro il governatore del Massachusetts Michael Dukakis. A frenare Dukakis fu una domanda sulla pena di morte: gli chiesero se sarebbe stato favorevole nel caso sua moglie fosse stata stuprata e uccisa, e lui rispose di no. Salvo poi inerpicarsi in una risposta troppo analitica e poco umana. Probabilmente avrebbe perso lo stesso.

​Quattro anni Bush più tardi si trovò ad affrontare il giovane Bill Clinton, governatore dell’Arkansas, e fu tradito dalle occhiate furtive che dava all’orologio in diretta tv: uno spettatore stava facendo una domanda sul debito pubblico e lui sembrava annoiato e disinteressato. Nel 1996 Clinton, che era alla Casa Bianca, sfruttò la carta dell’età a suo favore contro il 73enne Bob Dole. «Non penso che il senatore Dole sia troppo vecchio per diventare presidente», disse il 50enne Clinton «Metto in dubbio la vecchiaia delle sue idee». Un’altra frase che è entrata nei libri di storia.

​Nel 2012, la strada di Barack Obama verso la rielezione fu spianata invece da una gaffe di Mitt Romney. Per dimostrare di averne assunte molte quando era governatore del Massachusetts, disse che aveva «raccoglitori pieni di donne»: doveva essere uno slogan delle sue politiche inclusive, invece le fece passare per figurine e fu uno scivolone devastante, divenuto un meme prima ancora della fine del confronto.

​Ci sono poi i dibattiti di Trump, ben cinque, che sono un caso a parte. Nel 2016 sfidò tre volte Hillary Clinton arrivando quasi a intimidirla fisicamente: fu definito il predatore che punta la preda. Nel 2020 i confronti con Joe Biden furono solo due — il terzo saltò perché l’allora presidente aveva il Covid — e si trasformarono in una rissa verbale, una sequela di insulti e interruzioni. A un certo punto Biden, esasperato, lo apostrofò: «Ma te ne stai zitto?». Quel confronto è considerato il peggior dibattito della storia, ed è per questo che stasera i due contendenti avranno il microfono spento mentre parla il rivale.

 |  27 Giugno

Trump-Biden: 90 senza appunti e con regole severissime

(Andrea Marinelli) Si sfideranno a duello per 90 minuti senza spettatori, appunti, né consiglieri con cui parlare durante le pause pubblicitarie. Joe Biden e Donald Trump avranno giusto una bottiglietta d’acqua, un foglio bianco e una penna questa notte, quando negli studi di Atlanta della Cnn si affronteranno nel primo dibattito di queste elezioni presidenziali con regole severissime, già approvate da entrambi, che i conduttori Jake Tapper e Dana Bash dovranno far rispettare:
due minuti per rispondere alle domande,
– uno per replicare all’avversario e microfoni spenti quando non è il proprio turno di parlare, per evitare le risse verbali viste quattro anni fa.
– Trump avrà l’ultima parola, perché il team di Biden ha vinto il
sorteggio e ha scelto di stare a destra dei teleschermi, dove i loro volti
resteranno appaiati durante tutto il confronto.
– Per la prima volta, inoltre, i due sfidanti dibatteranno senza avere ancora accettato la nomination del partito nelle rispettive convention estive, con la rivincita prevista per il 10 settembre negli studi della Abc.

Poi non si affronteranno più, e c’è chi ha sostenuto che Biden volesse far sbiadire il ricordo dei dibattiti nella mente degli americani che il 5 novembre si recheranno alle urne. Dettaglio, quest’ultimo, che rende ancora più atipica una campagna elettorale intralciata dai processi e disputata da due candidati molto anziani – 81 anni Biden, 78 Trump – e poco amati, che corrono entrambi come se fossero presidenti in carica: è la sfida a cui nessuno voleva assistere, ma che guarderanno in tv sei americani su dieci.

L’approccio dei due sfidanti è indicativo dei rispettivi caratteri.

Biden ha avuto un mese sfiancante, fra la condanna del figlio Hunter e il G7 italiano, ma giovedì scorso è arrivato a Camp David, la residenza di campagna dei presidenti in Maryland, con un faldone di briefing e documenti da studiare: con lui ci sono sedici dei suoi più stretti consiglieri – in particolare i fidatissimi Ron Klain e Tom Donilon – e il suo avvocato personale Bob Bauer che come quattro anni fa recita la parte di Trump nelle prove generali del dibattito messe in scena ogni giorno in un hangar. Andrà all’attacco su aborto e immigrazione con l’obiettivo, neanche troppo segreto, di mettere a tacere le voci sulla sua senilità.

Trump ha deciso invece di non prepararsi affatto, nonostante i ripetuti inviti del suo team. Dice di volersi affidare all’esperienza accumulata con i comizi: come faceva con i briefing quando era alla Casa Bianca – e prima ancora con gli affari – si lascerà guidare dall’istinto, che però spesso lo porta fuori strada facendolo apparire sconclusionato. È sicuro di vincere – come del resto Biden – ma si è comunque confrontato con alcuni consiglieri, fra loro gli aspiranti vice JD Vance e Marco Rubio, e negli ultimi giorni ha cambiato retorica perché si è reso conto di aver abbassato troppo le aspettative sul presidente. «È abile», ha detto. «Non va sottostimato».

In genere lo sfidante arriva più motivato, dopo aver incontrato per mesi gli elettori in ogni angolo del Paese e averne ricavato dei temi da sfruttare nel duello. Il presidente invece si presenta al pubblico dopo quattro anni «in isolamento», e spesso questo si traduce in prestazioni grigie: fu così anche per «assi» del dibattito come Obama o Reagan. E per lo stesso Trump, quattro anni fa.

28 giugno, 00:01 – Aggiornata il 28 giugno, 15:33

 

Sorgente: Trump-Biden, com’è andato il dibattito: tycoon energico ma non segna punti. Il presidente confuso, «uno choc» per i democratici: «Ma non intende ritirarsi» | Corriere.it


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