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Mentre in Italia la vicedirettrice di Rai uno, per cui i cittadini pagano il canone, propaganda che l’aborto non è un diritto ma è delitto, trasformando cum gaudio magno dei conservatori cattolici le donne in carnefici potenziali di classe inferiore, in Francia l’aborto diventa diritto costituzionale.

Il vaticano interviene con una nota strumentale: ” non esiste il diritto di sopprimere la vita” .

Certo e ci foste arrivati prima, ci saremmo risparmiati guerre di religione e scontri sul Dio migliore e legittimo a cui rivolgere preghiere.

A parte questo la Chiesa basa la propria idea di diritto sull’esistenza di Dio. Da questo deriva, in relazione all’aborto, che ” non esiste il diritto di sopprimere la vita”. Cosa non quadra: sembrerebbe che un entità estratta in qualità di Dio, evocato sul piano del diritto, regoli non solo gerarchie vaticane ma perfino le società cosiddette laiche.

Ci sarebbe una domanda a cui rispondere: Dio è un soggetto giuridico? Non risulta sia così. Pensiamo in termini democratici: chi rappresenta, giuridicamente parlando, Dio? Nessuno. Nonostante imponga regole attraverso l’azione vincolante della chiesa, non è un soggetto eletto, deriva da una dichiarazione biblica autolegittimante, e da ciò deriva la sua autorità.

Adesso entriamo nel piano giuridico e scopriremo che l’aborto deve essere necessariamente diritto costituzionale ma non lo è in una società che controlla subdolamente le donne.

La nostra Costituzione difende la libertà di culto, e questa è un corollario della libertà di coscienza. Tale libertà consente all’individuo di coltivare ed esprimere le proprie convinzioni. La tutela della “libertà di coscienza” non permette che i comportamenti individuali siano oggetto di nessuna forma di imposizione vincolante in quanto la dimensione della coscienza di ciascuno non può essere in nessun caso violata dall’autorità dello Stato. A questo spetta solo l’obbligo di garantire a tutti il libero esercizio delle libertà, purché non si concretino attività illecite o contrarie al buon costume, ciò al netto dell’ambiguità prodotta dall’assenza di una norma che definisca il perimetro del buon costume. E qui casca l’asino.

Dio non rappresenta lo Stato Italiano, le limitazioni sull’aborto espresse dalle note del Vaticano sono forzatamente in aperto contrasto con l’esercizio della libertà di coscienza delle donne e non degli uomini, i quali non dovranno abortire mai.

La differenza di genere crea una grave discriminazione nell’esercizio della libertà di coscienza. Tuttavia tante donne non pensano in termini giuridici poiché la loro libertà di coscienza, nell’ambito dell’aborto, è irrilevante agli occhi di Dio. Perciò tante donne pensano in termini di senso di colpa. A quelle libere dal senso di colpa si attribuiscono comportamenti delittuosi. In definitiva le donne sono così condizionate da far discendere la loro libertà di coscienza da interferenze di un Dio la cui sfera giuridica dovrebbe essere NULLA. Tutto ciò con l’aggravante che la parola di Dio è sempre espressa da uomini.

Non ho altro da aggiungere vostro onore.

(Gioacchino Musumeci)

Sorgente: Diritto all’aborto: i cavernicoli italiani – infosannio – notizie online


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