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Il punto militare 634 | Entro l’estate Kiev avrà disposizione i primi F-16 per difendere i cieli dalle incursioni dell’aviazione di Mosca. Per l’Ucraina saranno importanti, ma non decisivi. E ci saranno difficoltà già previste da tempo

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La prossima consegna degli F-16 all’Ucraina avrà un grande impatto? La risposta degli esperti è scontata: sono importanti ma non decisivi, come non lo è la maggior parte delle armi. A maggior ragione in un conflitto come questo dove contano la «quantità», i tempi lunghi, la durata del sostegno alleato. Che si è rivelato nuovamente cruciale per contenere l’offensiva di primavera.

Nelle prossime settimane Kiev riceverà un pugno di questi caccia, una versione datata fornita per ora da Olanda e Danimarca. All’inizio saranno tra 6 e 10 esemplari, poi ne seguiranno altri da Norvegia e Belgio. Alla fine, dovrebbero essere fra 90 e 100: comunque meno dei 128 auspicati dal presidente ucraino Zelensky. A questi si aggiungeranno in futuro anche i Gripen svedesi, come ha confermato il ministro degli Esteri di Stoccolma Tobias Billstrom: quando saranno schierati gli F-16, ha detto, allora potremo iniziare a parlarne.

 

Lo schieramento comporta alcuni nodi già evidenziati. La resistenza ha ancora un numero contenuto di piloti, perché l’addestramento è lento e sono sorti degli ostacoli nel training. Serve inoltre una protezione adeguata delle basi: i russi hanno dimostrato di poter colpire le installazioni. La «macchina» è sensibile e ritenuta costosa, la pista deve essere perfetta per evitare guai tecnici. Importante è poi la manutenzione: una parte sembra verrà eseguita all’estero. Da un lato questo è una garanzia di sicurezza, dall’altro può comportare ritardi logistici. Il jet è stato inoltre concepito per agire all’interno di un sistema integrato, con componenti da guerra elettronica, velivoli-radar e altri apparati attualmente assenti o non sufficienti. Il suo radar ha un raggio di 150 chilometri, inferiore a quello dei rivali.

Il Falcon, per contro, tappa i buchi in un’aviazione allo stremo e sovrastata per quanto riguarda gli «assetti» disponibili. L’Ucraina intende impiegarli per intercettare i cruise, così devastanti nei bombardamenti sulle città, e contrastare — se possibile — i caccia di Mosca, specie quelli che lanciano le bombe plananti, ordigni potenti diventati una minaccia costante. Sarà importante vedere il tipo di armamento che avranno in dotazione, mentre una seconda incognita riguarda l’esistenza o meno di veti su raid contro target all’interno del territorio russo.

Lo stormo di «falchi» dovrà operare in un contesto complesso, guardarsi dai proiettili degli occupanti, contare sulle capacità degli equipaggi. I corsi accelerati li hanno preparati «a volare», altra cosa è condurre operazioni belliche in condizioni poco favorevoli. Impegno, determinazione, coraggio degli uomini chiamati a sostenere le missioni non sono in discussione, ma c’è sempre l’incognita del «cielo». Sicuramente, Mosca farà di tutto, anche per ragioni propagandistiche, per abbattere gli aerei, per «dimostrare» che gli aiuti Nato incidono relativamente. È già avvenuto per i missili a lungo raggio Himars e Atacms o per i carri armati Abrams. Sono trofei bellici da esibire.

Sorgente: F-16 all’Ucraina, i nodi dei jet: pochi piloti, manutenzione all’estero e addestramento complicato | Corriere.it


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