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I segnali dell’economia planetaria dal fondo del mare. Comunicazioni, catene di forniture e transazioni bancarie. O segnali di guerra commerciale (e non solo) che possono essere rubati o danneggiati lungo 570 cavi che si estendono per 1,2 milioni di chilometri di mari del pianeta. Autostrade per il 95% del traffico internazionale di internet.

Sempre più cavi sottomarini

Nel 2023 sono stati lanciati 10 nuovi cavi sottomarini per potenziare l’offerta di servizi internet, collegando 21 paesi in 7 regioni del pianeta. Google e Meta la fanno da padroni: durante il 2024 investiranno rispettivamente in 29 e 15 nuovi sistemi di cavi sottomarini per soddisfare le domanda mondiale di ‘capacità di banda’, di quantità di segnali in grado di essere inviati velocemente.

I cavi sono posati sul fondo marino lungo percorsi riservati e collegati ad estremità terrestri, più difficili da nascondere, le ‘stazioni di atterraggio’. La capacità di protezione e controllo dei cavi e di ciò che ci passa dentro in miliardi di segnali, è sempre più legata al potere dell’intelligence economica (il controspionaggio detto in maniera più elegante) dei singoli operatori. Quindi gli elementi di rischio che definiscono la rilevanza strategica del settore alla fine sono due: sabotaggio e appunto, lo spionaggio.

Cavi bersaglio

Lo scorso giugno l’ex presidente russo Medvedev ha sostenuto che la Russia ha il diritto di attaccare i sistemi di cavi sottomarini, ricordando che l’Occidente è stato responsabile del sabotaggio del gasdotto sottomarino Nord Stream. Le minacce si estendono oltre la Russia e sono bene note in particolare nel Mar Rosso, con gli attacchi Houthi dallo Yemen. Ci sono circa 16 sistemi di cavi nel Mar Rosso, che collegano l’Europa all’Asia attraverso l’Egitto. Lo scorso marzo, 4 di questi sarebbero stati sabotati. Il condizionale è d’obbligo poiché i danni a queste infrastrutture sono spesso causati da incidenti marittimi collegati a sistemi di pesca o di ancoraggio. Fatto sta che negli ultimi cinque anni si sono verificate 27 rotture di cavi anche intorno a Taiwan. Un numero molto elevato secondo gli standard mondiali.

Lo spionaggio corre sui cavi

L’altro aspetto  del rischio, le attività di spionaggio sul sistema dei cavi sottomarini: l’infrastruttura delle stazioni di ‘atterraggio’, i cavi sottomarini stessi, e la catena di fornitura di terzi, con hardware e il software che collegano il tutto. E’ questo il punto più vulnerabile per la raccolta illegale di informazioni, come osserva Recorded Future, azienda leader nei servizi di intelligence. Perché puoi danneggiare, ma con molta maggiore utilità, puoi rubare informazioni a dati sensibili all’insaputa dello spiato.

Guerra geopolitica di spie

Guerra di spie quindi, ma ancora una volta geopolitica, passando per i mercati. I protagonisti pricipali sono sempre loro: Usa e Cina, impegnati in una serie di accuse reciproche. Il Dipartimento di Stato segnala attività di spionaggio da parte della SB Submarine System, azienda per la riparazione dei cavi a partecipazione dello Stato cinese. Dal canto suo Pechino accusa Washington di mantenere il proprio vantaggio competitivo attraverso «misure scorrette e in malafede». Attraverso la preclusione ad aziende cinesi all’accesso al mercato dei grandi appalti. La Camera dei rappresentanti Usa ha approvato l’ «Undersea Cable Control Act», che impedisce ad ‘avversari stranieri’ di acquisire beni e tecnologie di fabbricazione americana utilizzati nello sviluppo e nel supporto di cavi sottomarini. Protezionismo ben vestito.

L’Unione insegue e altri godono

La Commissione UE ha seguito a ruota con un provvedimento che limita l’accesso a ‘fornitori ad alto rischio’ per la sicurezza nazionale, Huawei tra questi. I tre principali fabbricanti di cavi sottomarini restano americani (Subcom), francesi (Alcatel Submarine Network) e giapponesi (NEC Corporation). La Cina con HMN detiene circa il 10% del mercato. Un recente rapporto della Reuter ha fornito dettagli su come HMN Tech Co Ltd, un ex ramo di cavi sottomarini di Huawei, sia stata tra i primi destinatari dei provvedimenti statunitensi di esclusione. Il governo Usa è intervenuto in almeno sei progetti privati di cavi sottomarini nella regione Asia-Pacifico, impedendo a HMN Tech di aggiudicarsi l’appalto sui cavi che avrebbero collegato direttamente i territori degli Stati Uniti e della Cina, conclude il rapporto.

Contro la concorrenza reale

Per molti paesi, la cinese HMN rappresenta un’opzione allettante nei progetti di collegamento sottomarino, semplicemente perché è più economica. Sono soprattutto i paesi in via di sviluppo a restare intrappolati in questa guerra commerciale. Per loro la via d’uscita indica direzione Pechino, la più conveniente, ma non necessariamente la più breve.

Sorgente: I segreti del mondo per 1 milione e 200mila chilometri sotto il mare – Remocontro


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