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Il giornalista aveva filmato un raduno al circolo Asso di Bastoni: «Uno mi ha coperto il cellulare con la mano, mi ha chiesto che cosa stessi filmando. Ho bofonchiato qualcosa ma non mi hanno lasciato il tempo di spiegarmi»

di Alberto Giulini

«Intorno alle 23.40 mi trovavo in via Cellini. Ero lì per caso, sabato era il mio giorno libero. Ho notato i fuochi d’artificio accompagnati dai cori di un gruppo molto folto di persone. Da lontano non avevo capito di chi si trattasse, ero incuriosito e mi sono avvicinato per capire che cosa stesse accadendo. A pochi metri dall’ingresso mi sono reso conto del locale e della bandiera di Casa Pound che sventolava sulla porta». È Andrea Joly, giornalista de La Stampa, a ripercorrere gli istanti in cui è stato aggredito da una decina di militanti di estrema destra di fronte all’ingresso dell’«Asso di Bastoni».

Inizialmente la situazione era tranquilla. «Sono rimasto per dieci minuti davanti all’ingresso per osservare e raccogliere della documentazione – spiega –, in quel momento non ho scattato fotografie. Ad un certo punto si sono tutti schierati per fare una foto di gruppo, c’erano tre persone a scattarla e l’ho fatto anche io. Poi mi sono defilato per registrare un primo video quando hanno acceso fumogeni verdi, bianchi e rossi a simboleggiare il tricolore. Ho iniziato a filmarne un secondo e due ragazzi si sono avvicinati. Uno mi ha coperto la telecamera con la mano, mi ha chiesto che cosa stessi filmando e se fossi uno di loro. Ho bofonchiato qualcosa ma non mi hanno neanche lasciato il tempo di finire».

 

A quel punto, compreso che non si trattava di un militante di estrema destra (ma senza sapere che Joly fosse un giornalista), la situazione è precipitata: «Sono cominciati attimi concitati, mi sono sentito circondato e strattonato. Ho cercato di scappare ma dopo nemmeno due passi mi sono sentito buttare giù da dietro. Mi è caduto il telefono e l’ho ripreso, intanto ho ricevuto dei colpi. In quei momenti mi rialzavo e ricadevo, poi qualcuno mi ha preso da dietro e mi ha stretto il braccio attorno al collo per una decina di secondi. Ad un certo punto mi mancava completamente il respiro, poi mi sono liberato e sono scappato. Intanto i residenti, usciti sui balconi per i fuochi d’artificio, assistevano alla scena e chiedevano di liberarmi. Non mi hanno seguito, così ho raggiunto la macchina. Sono passato da casa per farmi una doccia e poi in ospedale a farmi visitare».

Sorgente: Il racconto di Andrea Joly, aggredito dai militanti di CasaPound: «Mi hanno fatto cadere, poi un braccio intorno al collo, non respiravo» | Corriere.it


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