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L’Ispra rivede il database minerario, come prevede il regolamento Critical Raw Materials Act Ue. Ancora attive in questo momento 76 miniere / Il Podcast Soldi

di Rosaria Amato

ROMA – Al momento l’Italia ha una “specializzazione” in feldspato e fluorite: sono le uniche due materie prime critiche estratte dalle nostre miniere e che rientrano nell’elenco redatto dall’Unione Europea con il Critical Raw Materials Act, il regolamento che punta a riavviare la produzione e il riciclo, rendendoci indipendenti dalle importazioni. In Italia, allargando l’analisi anche agli altri minerali, ci sono ancora 76 miniere aperte. Ma c’è anche una forte potenzialità: dalla mappa che l’Ispra ha presentato questa mattina emerge che alcune delle 91 miniere di fluorite attive in passato, localizzate nel bergamasco, nel bresciano e in Trentino, potrebbero essere molto redditizie considerati “i prezzi quadruplicati rispetto al 1990”.

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Le potenzialità del litio e non solo

Ma non solo: le potenzialità sono anche su altre materie, a cominciare dal litio, ricercatissimo per le batterie delle auto elettriche: è stato scoperto in quantitativi importanti nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani. Secondo l’Ispra, «alla luce delle nuove tecniche di esplorazione e dell’andamento dei prezzi di mercato, molti dei depositi conosciuti andrebbero rivalutati». Si tratta di circa 900 siti, distribuiti in tutto il Paese. Si va dai depositi di rame, minerale essenziale per tutte le moderne tecnologie, nell’Appennino ligure-emiliano, nelle Alpi occidentali, Trentino, Carnia ed in Sardegna, al manganese soprattutto in Liguria e Toscana.

Il tungsteno è documentato soprattutto in Calabria, nel cosentino e nel reggino, nella Sardegna orientale e settentrionale e nelle Alpi centro-orientali, spesso associato a piombo-zinco. Il cobalto è documentato in Sardegna e Piemonte, dove il deposito di Punta Corna è ritenuto di importanza strategica europea, la magnesite in Toscana e i sali magnesiaci nelle Prealpi venete.

 

 

I problemi dell’estrazione

Ma ci sono anche molti problemi che rendono complicata, e a volte impossibile, l’estrazione. E c’è anche una questione sottostimata, ma che sta emergendo man mano che si sta concretizzando l’ipotesi di riaprire le miniere: «E’ indispensabile la ricostruzione di un know how minerario. – afferma David Govoni, presidente della Federazione Europea dei Geologi – credo che sia importante mappare le competenze, almeno quanto è importante mappare i giacimenti. L’industria ha bisogno di risorse umane, e chiunque di noi che lavora nel settore industriale lo vede, mancano dalle maestranze (operatori di cava) fino ai geologi e ai professionisti in generale».

 

 

«L’unica scuola di ingegneria mineraria in Italia, presso il Polititecnico di Torino, ha pochissimi iscritti – conferma Domenico Savoca, presidente dell’Associazione degli ingegneri minerari in Italia – e per la maggior parte di provenienza straniera. So anche di master in ingegneria mineraria che non hanno avuto quel successo che si sperava».

Sorgente: Materie prime critiche, la mappa aggiornata: in Italia si estraggono solo feldspato e fluorite. Ma ci potrebbe essere molto altro, a cominciare dal litio – la Repubblica


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