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Il Capo dello Stato:«L’informazione è essenziale per la vita democratica» Il Capo dello Stato: «La situazione nelle carceri è indecorosa per un Paese civile»

 

di Monica Guerzoni

Un appello alla coscienza degli italiani e alla responsabilità di chiunque abbia ruoli nella politica e nelle istituzioni sul rispetto della libertà di opinione, di informazione, di critica: «Ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica».

Parole nette, forti. Destinate a fare rumore.

 

Le ha scandite il capo dello Stato, Sergio Mattarella, durante la cerimonia del Ventaglio con i quirinalisti e la stampa parlamentare, a pochi giorni dal pestaggio di Andrea Joly da parte di alcuni esponenti di Casapound.  (Qui il discorso integrale)

Martedì, all’analoga cerimonia del Ventaglio al Senato, il presidente di Palazzo Madama e fondatore di Fdi Ignazio La Russa ha scatenato una polemica furibonda per aver sì condannato l’assalto, ma criticando al tempo stesso il giornalista della Stampa, colpevole ai suoi occhi di non essersi dichiarato come tale davanti ai militanti di estrema destra.

Sergio Mattarella conferma la massima vigilanza sul doveroso rispetto dei principi della Costituzione da parte di tutti i cittadini e quindi anche del governo e delle forze politiche. Un discorso a tutto campo: dalle «condizioni angosciose» di vita nelle carceri italiane, «indecorose per un Paese civile qual è e deve essere l’Italia», al colpevole ritardo del Parlamento per l’elezione del quindicesimo giudice della Corte Costituzionale. Con un rimprovero garbato e ironico alla Lega, per la proposta di legge (poi ritirata) contro la parità di genere nella lingua italiana, che voleva abolire l’uso del femminile nelle cariche pubbliche e nelle professioni: «Spero si possa dire ancora sindaca…».

 

È stato l’unico passaggio in cui il presidente della Repubblica – accolto da tanti applausi e gran sventolio di fogli e ventagli per l’aria afosa del grande salone quirinalizio – ha strappato sorrisi, perché il resto dell’intervento è disseminato di moniti severi, che lasceranno traccia.

Mattarella ricorda che la Consulta è «al centro della vita della nostra democrazia», giudica «un vulnus alla Costituzione compiuto dal Parlamento» la lunghissima attesa per l’ultimo membro e invita le forze politiche «con garbo e determinazione a eleggere subito questo giudice».

La pazienza, sembra dire il presidente, è finita.
Sulla condizione del carcere, che «non va trasformato in palestra criminale». Sul diritto inalienabile di manifestare e testimoniare le idee, sancito dalla Costituzione.
Sul diritto dei cittadini di essere informati e il diritto-dovere dei giornalisti di informare anche come «anticorpo» rispetto alle fake news. È un «ruolo democratico decisivo», sottolinea Mattarella richiamando l’articolo 21 della Carta e unendo la sua autorevole voce al coro di chi, da giorni, denuncia il clima in cui la libera stampa lavora: «Si vanno infittendo, negli ultimi tempi, contestazioni, intimidazioni, se non aggressioni nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti». E qui il presidente cita Toqueville («Democrazia è il potere di un popolo informato») e sprona le istituzioni della Repubblica e della Ue a garantire «massima attenzione e sostegno» alla promozione del pluralismo dell’informazione e della indipendenza dei media, «con protezione dei giornalisti e delle loro fonti da ingerenze politiche».

Rispondendo al presidente dell’Associazione stampa parlamentare Adalberto Signore il presidente torna a condannare «la disumana giornata del 7 Ottobre e la reazione israeliana con tante migliaia di vittime».

 Rinnova il sostegno dell’Italia all’Ucraina e stigmatizza la scelta di gran parte del mondo di spendere per le armi «immani risorse finanziarie», che potrebbero essere destinate «a fini di valore sociale». Poi l’avviso alto e forte sul rischio di una nuova guerra mondiale. «Historia magistra vitae», dice in latino Mattarella e richiama alla mente il tragico errore di Gran Bretagna, Francia e Italia, che «diedero a Hitler il via libera» ad annettere la parte della Cecoslovacchia dove vivevano i Sudeti. Questo per dire che, se non sosteniamo l’Ucraina, arriverà «l’esplosione di una guerra globale».

Il discorso di Mattarella è una preghiera laica per la pace. «Per chiudere queste piantagioni di odio» e interrompere la strage infinita di «giovani vittime mandate a morire», in Israele, in Palestina, in Ucraina. Per spezzare, «con rigore e severità», la catena dell’antisemitismo e dell’intolleranza religiosa e razziale, spesso alimentata e rafforzata dal web.

Nell’ultima parte del discorso Mattarella rinsalda il ponte tra Italia e Stati Uniti, perché di certo avverte le tensioni e i rischi che accompagnano lo scontro politico in Italia sui nomi di Trump, Kamala Harris e Biden. Il capo dello Stato ringrazia il presidente americano che ha annunciato l’uscita dalla corsa «per il suo prezioso servizio e la sua leadership» e ammonisce la politica italiana, il governo e le opposizioni: «Nessuno – vorrei presumere – ipotizza di conformare i proprio orientamenti a seconda di quanto decidono elettori di altri Paesi e non in base a quel che risponde al rispetto del nostro interesse nazionale e dei principi della nostra Costituzione. Questo vale sia per l’Italia, sia per l’Unione europea».

(Ha collaborato da Milano Stefano Guarrera)

Mattarella al discorso del Ventaglio: «Gli atti contro l'informazione sono eversivi». Poi la battuta: «Spero si possa ancora dire sindaca»

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il presidente dell’Associazione stampa parlamentare, Adalberto Signore con il ventaglio realizzato da Ilaria Caracciolo, a destra nella foto.

Sorgente: Mattarella al discorso del Ventaglio: «Gli atti contro l’informazione sono eversivi» | Corriere.it


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