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Falso, omissione in atto d’ufficio e strage come conseguenza di altro reato i capi di imputazione per i quali la procura della repubblica di Crotone ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio dei sei indagati. Le responsabilità maggiori della Finanza che non diede alla guardia Costiera le indicazioni che avrebbero fatto scattare l’intervento di soccorso

di Alessandra Ziniti

Quattro uomini della guardia di Finanza e due della guardia Costiera. Se avessero agito secondo dovere la strage di Cutro in cui persero la vita almeno un centinaio di persone si sarebbe potuto evitare.

 

 

I capi di imputazione

Falso, omissione in atto d’ufficio e strage come conseguenza di altro reato i capi di imputazione per i quali la procura della repubblica di Crotone ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio dei sei indagati, come anticipato da Repubblica diversi mesi fa.

Il processo per mancati soccorsi

Ci sarà dunque un processo per i mancati soccorsi al caicco naufragato a Cutro il 26 febbraio del 2023. Il pm di Crotone Pasquale Festa, che qualche settimana fa aveva chiesto una proroga di indagine, ha firmato la chiusura del fascicolo depositando migliaia di pagine di consulenza, e in queste ore sono in corso le notifiche agli indagati.

L’abbandono delle ricerche

Diversi i livelli di responsabilità, maggiori per la guardia di finanza che quella sera decise di rientrare in porto abbandonando le ricerche del caicco senza avvertire la guardia costiera che aveva mezzi più adatti alle condizioni meteo proibitive e poi falsificando i diari di bordo di quella notte.

Un naufragio che si poteva evitare

Quel naufragio dunque si poteva evitare, soprattutto se qualcuno avesse dichiarato l’evento Sar che avrebbe fatto scattare l’intervento obbligatorio della Guardia costiera che quella notte, pur sapendo che era in corso un’operazione cosiddetta di law enforcement della Finanza sul caicco segnalato ore prima da Frontex, non si mosse anche se le condizioni meteo erano proibitive.

Le comunicazioni sbagliate

Toccava a chi era in servizio quella notte alla sala operativa della Finanza a Vibo Valentia avvertire la guardia Costiera e invece la comunicazione inviata era stata fallace. Fu comunicato che un mezzo della Finanza attendeva il caicco a due-tre miglia dalla costa ma non era vero. Il mezzo era rientrato per il maltempo e anche quando il radar della guardia di Finanza individuò il caicco ormai quasi arrivato nessuno intervenne. Fu così che si schiantò sulla secca di Cutro.

I ritardi a terra

Un secondo capitolo dei ritardi riguarda poi quello dei soccorsi a terra, anche lì tardivi nonostante ormai in tanti sapessero che il barcone carico di migranti stava per arrivare.

Sorgente: Naufragio di Cutro, chiusa l’inchiesta. Accuse per 6 persone di guardia di Finanza e Costiera – la Repubblica


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