“Il closing di oggi è il primo pezzo di un puzzle della soluzione degli storici problemi di questo paese e un passaggio chiave per riassetto del sistema telecomunicazioni italiano. Il governo interviene in un settore strategico, con una grande operazione di politica industriale che, tra l’altro, mette in sicurezza Tim e i suoi lavoratori”, afferma il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Il Mef è azionista di Tim tramite Cassa depositi e prestiti che possiede il 9,8% del capitale.
Con questa operazione Tim vede alleggerirsi il debito che ammontava a 25,6 miliardi e a fine 2024 scenderà a 7,5 miliardi. La vendita di Netco porta a una riduzione effettiva di 13,8 miliardi ma nei primi 6 mesi dell’anno ha continuato a bruciare cassa, gli analisti hanno calcolato 1,5 miliardi tra oneri finanziari, tasse, net working capital (ovvero le risorse per le attività ordinarie o ‘straordinariè come i prepensionamenti e per Dazn) e il pagamento dei dividendi del Brasile. Restano aperti alcuni dossier, il più importante quello della strategica Sparkle (dorsali marine in fibra ottica). Labriola sta trattando con gli advisor del Mef per rivedere l’offerta, ritenuta insufficiente e punta a valorizzare la società 800 milioni di euro. Tra le operazioni possibili c’è anche la possibile vendita della quota residua di Inwit che potrebbe valere (agli attuali prezzi di Borsa) intorno a 300 milioni di euro.