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L’indagine sui beeper è complicata: lanciato l’avviso di ricerca internazionale per Rinson Jose, scomparso dal 17 settembre. Non è ancora chiaro dove siano stati prodotti i cercapersone, né chi sia l’interlocutore Mister Tom

di Guido Olimpio

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L’indagine sui cercapersone esplosivi è complicata, deve mettere insieme delle tessere non perfette. Al momento non è ancora possibile comporre il mosaico completo ma si possono avere delle indicazioni interessanti.

L’avviso

La polizia norvegese ha lanciato un avviso di ricerca internazionale per Rinson Jose, il cittadino d’origine indiana titolare della Norta LDT, una società con sede in Bulgaria, coinvolta nel giallo. Non è una nota “rossa”, ossia una richiesta d’arresto, ma un “appello” all’Interpol perché la persona venga ritrovata.

 

Il passo ufficiale è la conseguenza – precisano i media – di una denuncia di scomparsa presentata alle autorità. Jose è infatti svanito dal 17 settembre. Secondo i suoi datori di lavoro (una compagnia di media) in quei giorni si trovava in viaggio negli Usa e da quel momento non ha più dato notizie. Una sparizione coincisa con le prime rilevazioni sull’attacco contro l’Hezbollah e il network di ditte che avrebbero partecipato alla fornitura degli apparati. Un ruolo meglio definito dall’inchiesta condotta a Budapest.

I passaggi

I servizi ungheresi hanno accertato alcuni passaggi rilevanti grazie alla documentazione raccolta ed hanno fissato diversi punti.
1) Il materiale destinato ai militanti libanesi avrebbe seguito la rotta Taiwan-Hong Kong-Beirut.
2) Non è chiaro dove siano stati prodotti i “pezzi”.
3) La BAC, con uffici nella capitale magiara, e diretta dall’italiana Cristiana Barsony Arcidiacono ha ricevuto dalla Norta LDT nel periodo Marzo-Giugno 2023 oltre un milione di euro. Successivamente sempre la BAC ha eseguito versamenti in favore della Gold Apollo, la compagnia di Taiwan che ha ideato i beeper ma che ha sempre negato di averli venduti direttamente. Un altro pagamento ha riguardato una seconda società taiwanese specializzata in spedizioni e logistica.
4) Le autorità bulgare e ungheresi sostengono che i cercapersone non sono stati messi a punto nei loro paesi e non sono neppure transitati.
5) Non viene escluso che alcune delle figure finora emerse non sapessero quale fosse il vero obiettivo dell’operazione ma siano state “usate”. Da quando? Ricordiamo che la BAC e la Norta sono state aperte nella primavera del 2022: è stato quello il primo passo di una missione di lungo termine?
6) C’è confusione sul profilo di Teresa Wu. Indicata da alcuni come rappresentante della BAC a Taiwan, ruolo negato però dalla Arcidiacono secondo la quale è una dipendente della Gold Apollo. La donna avrebbe avuto colloqui in videoconferenza con un certo Mister Tom, interlocutore che sosteneva di essere in Austria e parte delle presunte trattative. Personaggio del quale si sa ben poco.

La trappola

Secondo la ricostruzione del New York Times l’intelligence israeliana, per portare il colpo, ha costituito un reticolo di società ombra che potessero “soddisfare” l’esigenza crescente dell’Hezbollah di avere sistemi di comunicazione. E i poiché la fazione è soggetta ad embargo è probabile che il mediatore – sembra un uomo d’affari di fiducia del movimento – abbia cercato canali più riservati e sia finito nella trappola. Per il “partito di Dio” è una situazione di emergenza in quanto deve scovare i “traditori”, prepararsi ad un eventuale conflitto totale e garantire la sicurezza dei propri capi eliminati quotidianamente da raid israeliani favoriti da soffiate precise.

 

Sorgente: Attacco ai cercapersone Hezbollah, il mosaico incompleto: il fuggitivo, la trappola e chi è Teresa Wu? | Corriere.it


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