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COMUNICATO-STAMPA
Ddl 1660 e scioperi nella logistica:
RISPONDIAMO A PIANTEDOSI
Il ministro dell’interno nel contesto di un’interrogazione parlamentare sul tema “misure per il contrasto del
fenomeno dei blocchi di protesta ai poli logistici della grande distribuzione organizzata”, ha chiarito al
grande pubblico i reali intenti del Ddl 1660: attaccare il S.I. Cobas e il movimento operaio istituendo lo
stato di polizia contro gli scioperi e le lotte sociali.
Il paladino della giustizia padronale ammette che “allo scopo di garantire alle aziende ogni ulteriore
possibile strumento di deterrenza, nel disegno di legge in materia di sicurezza pubblica appena approvato da
questa camera, è stato previsto che colui che impedisca anche solo con il proprio corpo la libera circolazione
su strada ordinaria o ferrata come avviene in questi casi commette un delitto e non più un illecito
amministrativo punito con la reclusione fino ad un mese; in caso di reato commesso da più persone la
reclusione è da sei mesi a due anni…”
Per noi non è certo una novità: da anni i governi di ogni colore si fanno in quattro per smantellare il diritto
di sciopero e garantire ai padroni la più totale “libertà” di sfruttare e opprimere i lavoratori. E da anni questa
azione repressiva si concentra principalmente nella logistica, settore nel quale gli scioperi con picchetti
rappresentano il vero e proprio incubo per padroni, caporali e schiavisti di ogni risma, e dove il SI Cobas ha
il merito di aver condotto almeno 183 scioperi (cit. PIANTEDOSI) dall’inizio dell’anno, che hanno fruttato
il rispetto e il miglioramento dei diritti sui posti di lavoro.
Già 5 anni fa, all’epoca del governo Lega-5 stelle, l’allora ministro dell’interno Salvini provò ad introdurre
una norma identica, salvo dover fare retromarcia a seguito delle mobilitazioni e degli scioperi indetti dalla
nostra organizzazione… Ora ci riprovano con ancor più determinazione, spinti dal bisogno del capitale di
garantirsi uno sfruttamento sempre più intensivo e brutale della forza lavoro e un suo disciplinamento
funzionale alla guerra e all’economia di guerra.
Piantedosi, già divenuto “celebre” per aver definito “carico residuale” gli immigrati dispersi nel mar
Mediterraneo e per aver addossata questi ultimi la responsabilità delle morti in mare, oggi assieme al suo
governo di fascisti, mafiosi e maxievasori, si erge a zelante maggiordomo dei padroni delle grandi
multinazionali della logistica e della grande distribuzione, e dei piccoli e medi sfruttatori che affollano la
giungla degli appalti e dei subappalti.
Individuano nel SI Cobas la loro spina nel fianco perché da un decennio non si capacitano di come migliaia
di operai in stragrande maggioranza immigrati, con la sola forza della determinazione e della lotta ad
oltranza fuori ai cancelli, siano riusciti a metterli in scacco, dapprima imponendo l’abolizione delle
condizioni di lavoro e salariali semischiavistiche, poi strappando condizioni nettamente migliorative rispetto
a quegli stessi CCNL firmati da Cgil-Cisl-Uil e (grazie a questi ultimi) quasi sempre disapplicati.

Vogliono a tutti i costi far girare indietro la ruota della storia, riportando migliaia di operai a quelle
condizioni di supersfruttamento.
I “diritti delle aziende alla continuità produttiva” che essi intendono tutelare, non sono altro che il diritto a
spremere i lavoratori come limoni: il “modello” di lavoro che hanno in mente è quello del caporalato, dei
salari da fame e degli straordinari senza limiti, più o meno quello stesso “modello” che lo scorso giugno a
Latina portò alla morte del bracciante Satnam Singh, ucciso per dissanguamento dopo che una macchina gli
aveva tranciato un braccio e poi scaricato per strada dal padrone come un sacchetto della spazzatura!
Il modello di “sicurezza” che hanno in mente è quello che in nome del profitto senza limiti 3 anni fa ha
portato all’uccisione del nostro compagno Adil Belakhdim, invesrito durante uno sciopero da un tir il cui
autista era stato, come in migliaia di casi analoghi, spinto a uccidere in nome della “continuità produttiva”.
Ma abbiamo il sentore che anche Piantedosi, Nordio e Meloni falliranno nei loro propositi, esattamente
come i loro predecessori Renzi, Minniti, Orlando, Salvini, i cani da guardia di Questure e Procure di mezza
Italia che in questi anni hanno “sfornato” in quantità industriale teoremi giudiziari contro il SI Cobas, finiti
quasi tutti nel nulla, e analogamente agli “autorevoli tecnici” di matrice “democratica” come Pietro Ichino,
che altrettanto invano hanno provato a criminalizzare i picchetti applicando le leggi repressive già esistenti…
Ci spiace per “lorsignori”, ma quello stesso SI Cobas che non li fa dormire la notte, ogni giorno continua ad
allargare le sue fila anche al di fuori della logistica, restituendo dignità a quella parola “sindacato” che per
decenni è stata sporcata e degradata da chi, come Cgil-Cisl-Uil, ha permesso e continua a permettere ai
padroni uno strapotere totale sui luoghi di lavoro.
Proprio per questo ci rivolgiamo a tutti quei lavoratori che ancora ripongono la fiducia nei cascami della
triplice confederale: la nostra lotta è anche la vostra lotta, poiché se non riusciremo a fermare questo Ddl,
domani potreste essere voi a finire “fuorilegge” qualora (come accade quasi ogni giorno) i padroni chiudano
una fabbrica e impongano licenziamenti di massa!
Ci spiace per il signor Piantedosi e per il suo governo in elmetto e tuta mimetica: le 240 manifestazioni e i
183 blocchi dei cancelli registreranno un ulteriore aumento, a partire già dallo sciopero generale nazionale
indetto il prossimo 18 ottobre contro il Ddl 1660, con una manifestazione a Roma per l’indomani.
E infine, ci spiace di dare a Piantedosi e co. questo ulteriore rammarico, ma la nostra è un’organizzazione
che fin dalla propria nascita unisce la lotta per la difesa delle condizioni economiche a quella contro un
sistema che si nutre di guerre, miseria, saccheggio di risorse, morti e devastazioni ai quattro angoli della
terra: cioè contro il capitalismo.
Ed è proprio per questo che il SI Cobas sarà convintamente in piazza a Roma anche il 5 ottobre al fianco e
in solidarietà con la resistenza del popolo palestinese al genocidio sionista che in queste ore sta colpendo
anche la popolazione del Libano.
Non ritorneremo a essere carne da macello per i padroni.
No al Ddl 1660.
Verso lo sciopero generale del 18 ottobre contro guerra, sfruttamento e salari da fame: 10-100-1000
picchetti operai!
E il 19 ottobre tutti a Roma!



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