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Divieto Viminale manifestazione 5 ottobre Roma: tra ddl 1660 e stato di polizia rispondiamo con il dissensoIl provvedimento di divieto per la manifestazione di Roma del 5 ottobre è stato, pochi giorni or sono, notificato alle associazioni promotrici del corteo a seguito di un fuoco mediatico da parte della stampa di centrodestra, e alcune delle motivazioni addotte per non autorizzare l’iniziativa meritano la nostra attenzione: «le espressioni utilizzate per pubblicizzare le iniziative per sostenere la causa palestinese il 5 ottobre hanno una motivazione non compatibile con il diritto di manifestare pacificamente, garantito dall’ordinamento giuridico vigente».Sono le prime conseguenze del ddl 1660 in discussione al Senato. Adducendo rischi per l’ordine pubblico, in realtà, tale provvedimento si impedisce la libertà di manifestare e di esprimere opinioni contrastanti con il Governo e la vulgata ufficiale.L’ordine pubblico sarebbe semplicemente minacciato da alcune parole d’ordine, ad esempio il riferimento alla resistenza palestinese contro l’occupazione militare israeliana.Nel passato termini analoghi, se non perfino più netti, erano stati utilizzati a sostegno della Resistenza dei popoli asiatici o del continente latinoamericano in lotta contro dittature e regimi sostenuti dalla NATO e dagli USA, ma i governi di allora non si sono mai sognati di imporre divieti di sorta.Avevamo ragione a sostenere che il ddl 1660 avrebbe fornito un’arma straordinaria per ledere il diritto al dissenso e al conflitto sociale. Quanto avviene da un anno in Palestina deve essere avvolto nel silenzio con gli oltre 50 mila morti tra Libano e Gaza.Il corteo indetto dai Giovani Palestinesi e da altre realtà solidali voleva richiamare l’attenzione sulle immani stragi in corso, una escalation militare che da Gaza si è ormai estesa al territorio libanese.L’assenza della UE, la sua sudditanza ai dettami USA e NATO, conferma l’incapacità, per mera volontà politica, del vecchio continente di affermare una posizione diversa dal sostegno incondizionato a Israele e al “Piano di Abramo”, che prevedeva l’allargamento dei confini nazionali ben oltre quelli attuali.Vietare un corteo perché nelle parole d’ordine di indizione sono presenti concetti e idee non condivise fa prefigurare l’avvento di uno stato di polizia che riporta indietro le lancette della storia. Ma quanto accade oggi con i movimenti solidali con il popolo palestinese non rappresenta un’eccezione, bensì la regola da seguire per altre tipologie di manifestazioni: da quelle operaie alle mobilitazioni contro la guerra del movimento studentesco, dagli ambientalisti fino ai movimenti per l’abitare.Sono sotto accusa tutti i movimenti e le esperienze di lotta e di dissenso sociale, sindacale e politico e l’approvazione del ddl 1660 rappresenta un’arma penale da scatenare contro ogni realtà organizzata conflittuale.L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ritiene il divieto di manifestare una concreta minaccia alla libertà di espressione e di movimento sanciti dagli articoli 21 e 16 della Costituzione, oltre che un’autentica svolta autoritaria che presto colpirà interi settori della società.Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università

Sorgente: Divieto Viminale manifestazione 5 ottobre Roma ddl 1660 stato polizia


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