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Terremoto elettorale. Sfonda anche la rossobruna Sahra Wagenknecht. Ma i cristianodemocratici escludono coalizioni con i filonazisti

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BERLINO – È un terremoto che cambia la storia. Per la prima volta dopo la fine della guerra, un partito di estrema destra vince un’elezione regionale in Germania. A 90 anni dalla presa del potere di Hitler. E in un land, la Turingia, tristemente noto per il primo sostegno dei nazisti a un governo locale, già nel 1924. Esattamente un secolo fa.

 

 

La vittoria dell’Afd in Turingia

Bjoern Hoecke è uno degli indubbi vincitori di questo voto: il leader dell’Afd in Turingia incassa quasi il 33%. E i grandi sconfitti sono i tre partiti del litigioso governo semaforo e il cancelliere Olaf Scholz. Insieme arrivano a malapena a un terzo dei voti incassati da Hoecke: il 6% la Spd, i verdi sfiorano appena il 4% e finiscono sotto la soglia di sbarramento per entrare nel parlamentino regionale, e anche i liberali finiscono fuori, con percentuali talmente minime da figurare nella anonima lista degli “altri”.

Hoecke, il politico dagli occhi di ghiaccio, cresciuto nella Germania ovest ed emigrato in Turingia, guida un partito che al livello regionale è finito da anni nel mirino dei servizi segreti per le pulsioni antidemocratiche. Fu travolto da una bufera quando definì il monumento all’Olocausto a Berlino “una vergogna”, ma ha continuato sempre a promettere una “svolta radicale” nella rielaborazione della storia – leggi: del nazismo. Poche settimane fa è stato condannato da un tribunale per aver gridato dal palco uno slogan delle SA naziste: “Tutto per la Germania”.

Nella vita precedente era professore di storia, ma secondo un tribunale tedesco può essere legittimamente definito un “fascista”. È stato lui a imporre uno spitzenkandidat alle Europee, Maximilian Krah, putiniano, filocinese e che sostenne in un’intervista con Repubblica che “non tutte le SS erano criminali”. Ieri sera Hoecke ha dichiarato che “siamo una volkspartei, e non si può più aggirare il nostro partito se si vuole dare stabilità alla Turingia”. E ha aggiunto; “basta con questa scemenza delle linee rosse”.

Wagenknecht sorride

E purtroppo è vero che è sempre più difficile tenere l’Afd fuori dalle stanze dei bottoni. La buona notizia è che la “Brandmauer”, la linea rossa verso l’ultradestra, regge. Lo ha confermato ieri anche il segretario generale della Cdu, Carsten Linnemann: “Non faremo alleanze con l’Afd”, ha ribadito. Ma un occhio ai seggi nel parlamentino della Turingia è una doccia fredda, per il partito di Friedrich Merz. Ha incassato quasi il 24%, e le uniche combinazioni che possano aspirare a una maggioranza sono con l’Afd oppure con il partito di Sahra Wagenknecht più la Linke.

 

Bocconi indigesti entrambi, per i conservatori, che però non escludono più una alleanza con la leader rossobruna Sahra Wagenknecht. Che è indubbiamente la seconda, chiara vincitrice di queste elezioni. In Turingia il partito nato appena otto mesi fa incassa l’11%: è terzo. In Sassonia idem, con il 12%. Siccome la Cdu si rifiuta di formare un governo con l’Afd, non potrà fare a meno di scendere a patti con la leader filorussa e ferocemente anti-ecologista e anti-migranti. 

Il voto in Sassonia

In Sassonia, la battagliera campagna elettorale del governatore uscente, il cristianodemocratico Michael Kretschmer, ha garantito alla Cdu il sorpasso nei sondaggi nelle ultime due settimane e, per un soffio, lo scettro del primo posto, con il 31,7% – a un punto dall’Afd. E Kretschmer è indubbiamente il terzo vincitore di questa tornata elettorale. Che segna anche qui una debacle per i partiti del governo Scholz – insieme non arrivano al 15%. E un rompicapo per chi vorrà formare un governo senza l’Afd. Ma, per i vertici del partito della Cdu a Berlino, Kretschmer non è necessariamente una buona notizia.

Definito da anni “l’uomo che sussurra al popolo”, il “titano dell’ascolto”, infaticabile frequentatore di sagre, feste, appuntamenti e dibattiti in ogni angolo della Sassonia, Kretschmer è stato anche un indefesso nemico dell’Afd e della loro retorica no vax, tanto che nel 2021 si ritrovò i negazionisti del Covid nel cortile di casa e la casella della posta infestata di minacce di morte. E le sue parole nette contro l’Afd e l’estrema destra – “Il nostro problema sono le bandiere del reich che ci ritroviamo ormai ovunque”, denunciò di recente – e il fatto che abbia definito Hoecke “un neonazista” è una medaglia al petto, nella lotta contro la destra. Ma per rincorrerla, ha anche assunto toni più populisti, in questa campagna elettorale. In primavera ha detto “dobbiamo liberarci dei verdi” (con i quali governa), ha tuonato contro “gli ideologi woke” a Berlino, soprattutto ha chiesto di chiudere le frontiere e di “fermare la morte” in Ucraina. Come? Con un cessate il fuoco e la diplomazia: una soluzione che sa di “pax putiniana”. In questo, somiglia talmente all’Afd e a Wagenknecht che i sassoni gli hanno di nuovo dato una chance per governare. Ma non è una buona notizia.

Sorgente: Germania, l’estrema destra dell’Afd primo partito in Turingia. Testa a testa con la Cdu in Sassonia – la Repubblica


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