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Le notizie di mercoledì 25 settembre sul conflitto tra Israele e Hamas e sulla minaccia di guerra con Hezbollah, in Libano, e con Teheran, in diretta.Casa Bianca: «Preoccupa il missile Hezbollah su Tel Aviv»

 |  25 Settembre

Beirut: «Oggi almeno 51 morti a causa dei raid israeliani»

Il Libano ha annunciato che le vittime degli attacchi israeliani odierni sul Libano sono salite a 51. I feriti sono oltre 220.

 |  25 Settembre

«La Grecia solleciterà l’Ue a offrire aiuti medici al Libano»

Il ministro degli Esteri greco Giorgos Gerapetritis ha dichiarato al suo omologo libanese Abdallah Bu Habib che la Grecia si attiverà per sollecitare l’Unione europea a fornire assistenza medica ai cittadini libanesi feriti, durante il loro incontro a New York. Lo riporta l’agenzia Ana-mpa. Il ministro ellenico ha espresso la sua profonda preoccupazione per l’intensificarsi della crisi in Medio Oriente e per il rischio di un ulteriore allargamento, affermando che è assolutamente necessario fermare il circolo vizioso della violenza. Gerapetritis ha assicurato al suo omologo libanese che la Grecia, in qualità di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il periodo 2025-2026, lavorerà per promuovere la pace attraverso il dialogo e la diplomazia, sulla base dei principi dello Statuto dell’Onu.

 |  25 Settembre

Oim: «In Libano 90 mila sfollati a causa dei raid israeliani»

Le Nazioni Unite hanno annunciato che circa 90.000 sfollati si registrano in Libano questa settimana, mentre Israele continua ad attaccare quelli che ritiene siano degli obiettivi di Hezbollah in tutto il Paese e il gruppo libanese risponde ai raid. Da lunedì, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite ha registrato «90.530 nuovi sfollati», si legge in una nota. Ieri il ministro degli Esteri libanese Fuad Hussein parlando al dibattito della 79esima Assemblea Generale dell’Onu aveva affermato che gli sfollati in Libano «sono vicini al mezzo milione».

 |  25 Settembre

Il presidente del Parlamento libanese: «Ore decisive per frenare l’escalation»

Il presidente del parlamento libanese Nabih Berri ha parlato di “seri sforzi” in corso con interlocutori internazionali, compresi gli Usa, per «frenare la recente escalation israeliana in Libano». Berri ha sottolineato in un’intervista al sito del quotidiano Asharq Al-Awsat che «le prossime 24 ore saranno decisive per il successo o il fallimento di questi sforzi». Il presidente del parlamento libanese ha riferito che «gli intensi contatti, portati avanti in pieno coordinamento con il primo ministro ad interim Najib Mikati, che si trova a New York». Berri, ritenuto vicino al braccio politico di Hezbollah, nel ribadire «l’adesione del Libano ai suoi principi», in risposta alla domanda sulla possibilità che Hezbollah accetti la separazione tra il fronte libanese e quello di Gaza, ha sottolineato che gli sforzi in atto «non tengono conto di questo, bensì su ciò che è stato raggiunto in precedenza con l’inviato del presidente americano Amos Hochstein nei suoi viaggi nella regione prima e dopo la guerra a Gaza».

 |  25 Settembre

Uno dei maggiori gruppi musulmani degli Usa ha deciso di appoggiare Kamala Harris

Una delle maggiori organizzazioni di mobilitazione di elettori musulmani appoggia Kamala Harris. Emgage Action, la divisione del gruppo Muslim American, in una nota «riconosce la responsabilità di sconfiggere» Donald Trump alle elezioni di novembre. Il gruppo – riporta Abc – opera in otto stati e ha una significativa presenza negli stati in bilico di Michigan e Pennsylvania. «L’endorsment non vuol dire essere d’accordo con Kamala Harris su tutto, ma vuole essere un’onesta guida ai nostri elettori riguardo alla difficile scelta alle urne», ha detto Wa’el Alzayat, il numero uno di Emgage Action. «Anche se non siamo d’accordo con tutte le politiche di Harris, in particolare sulla guerra a Gaza, guardiamo all’elezione con pragmatismo e convinzione», ha dichiarato.

 |  25 Settembre

Il ministro degli Esteri cinese vede il presidente iraniano: «Il sostegno continua»

La Cina «continuerà a sostenere l’Iran nella difesa della sua sovranità, della sicurezza, dell’integrità territoriale e della dignità nazionale». Queste le parole del capo della diplomazia cinese, Wang Yi, che a margine dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu ha incontrato il presidente iraniano Masoud Pezeshkian nel mezzo dell’escalation in Medio Oriente. Israele continua a martellare obiettivi nel sud del Libano degli Hezbollah libanesi, storicamente sostenuti dalla Repubblica Islamica, dopo la campagna militare lanciata il 7 ottobre dello scorso anno nella Striscia di Gaza contro Hamas, in risposta all’attacco di quel giorno in Israele. La Cina, ha detto Wang secondo quanto riporta la Cgtn, «si oppone alle interferenze esterne negli affari interni dell’Iran, alle sanzioni e alle pressioni» sulla Repubblica Islamica.

 |  25 Settembre

Il comandante Idf alla Brigata 7 per il nord: «Dobbiamo essere pronti a invadere»

«Dobbiamo essere molto pronti a entrare in azione e invadere» il Libano, ha detto ai suoi soldati della Brigata 7 il comandante delle Idf per il nord, il generale Uri Gordon. Le loro azioni devono cambiare la situazione della sicurezza per i 60mila israeliani che vivono nel nord del Paese e che sono stati costretti a lasciare le loro case quasi un anno fa. «Siamo entrati in una nuova fase del conflitto e ora stiamo combattendo nel quadro dell’Operazione Northern Arrows», ha aggiunto. «L’operazione è iniziata con una serie di duri colpi contro le capacità di Hezbollah, con attenzione particolare alla sua potenza di fuoco, ma anche ai suoi comandanti e operativi». L’ex capo dell’intelligence militare Amos Yadlin aveva detto che i bombardamenti avrebbero dovuto proseguire per due settimane prima di dare il via a una invasione di terra. Altre fonti hanno invece spiegato al Jerusalem Post che le fasi cruciali di una eventuale operazione di terra dovranno essere concluse entro l’inizio di novembre per evitare l’inverno sulle montagne del Libano.

 |  25 Settembre

Israele: «Oggi colpiti 280 obiettivi Hezbollah in Libano»

L’Aeronautica israeliana ha colpito finora circa 280 obiettivi di Hezbollah nel corso dei raid condotti oggi in Libano. Lo hanno reso noto le Idf, precisando che tra gli obiettivi raggiunti figurano lanciatori di razzi usati negli attacchi odierni contro Safed, Nahariya ed alcune località a est di Haifa. Secondo le Idf, sono stati presi di mira anche operativi di Hezbollah e depositi di armi.

 |  25 Settembre

Netanyahu convoca per stasera il gabinetto di sicurezza, prima della partenza per New York

Benjamin Netanyahu riunirà questa sera alle 8 il gabinetto di sicurezza a Tel Aviv, secondo quanto riporta Times of Israel citando fonti del governo israeliano. Secondo gli attuali programmi, il premier israeliano potrebbe partire per New York per partecipare all’Assemblea Generale dell’Onu stanotte o domani mattina.

 |  25 Settembre

Afghanistan, i talebani: «Vogliamo unirci ai Brics»

I talebani, che guidano l’Afghanistan dall’agosto del 2021, hanno espresso l’intenzione di unirsi ai Brics, organizzazione che raggruppa le economie mondiali emergenti fondata da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. «I Paesi con maggiori risorse e le più grandi economie del mondo sono associati al forum dei Brics, in particolare Russia, India e Cina», ha affermato il vice portavoce del governo di Kabul, Hamdullah Fitrat, in vista del summit dei Paesi membri dell’organizzazione che si terrà dal 22 al 24 ottobre a Kazan, nel sud-ovest della Russia. «Attualmente, abbiamo buoni rapporti economici e scambi commerciali con loro. Siamo desiderosi di espandere le nostre relazioni e partecipare ai forum economici dei Brics», ha aggiunto il portavoce, mentre l’organizzazione – di cui dallo scorso primo gennaio fanno parte anche Iran, Emirati, Egitto ed Etiopia – non ha reagito pubblicamente alle dichiarazioni. Le autorità talebane hanno legami crescenti con alcune Nazioni fondatrici dei Brics, tra cui Cina e Russia. Sia Mosca che Pechino hanno espresso la loro disponibilità a investire in progetti in Afghanistan e a collaborare con le autorità talebane nella lotta contro l’Isis-Khorasan, la branca afghana del sedicente Stato Islamico.

 |  25 Settembre

Libano: «A Beirut scuole piene di sfollati, i rifugiati siriani sono di nuovo in fuga»

Scuole piene di sfollati a Beirut. Migliaia di persone in fuga dai raid israeliani che martellano il sud del Libano hanno cercato riparo negli istituti della capitale libanese. «Non riesco a credere a quello che ci sta accadendo», ha detto Zeinab, arrivata da un’area nei pressi di Tiro. In tanti sarebbero fuggiti con i soli vestiti che avevano indosso. Senza documenti. «La mia unica preoccupazione era portare via la mia famiglia, portarla in un posto sicuro», ha detto all’agenzia Dpa Mohammed, della località di Srifa. Israele conferma operazioni contro obiettivi di Hezbollah. I libanesi denunciano vittime tra i civili. Intanto centinaia di rifugiati siriani che erano fuggiti dal loro Paese nel 2011, quando un sanguinoso conflitto è esploso dopo l’inizio di proteste antigovernative, si stanno rifugiando a Sarafand, nel sud del Libano, tra zone all’aperto e giardini. «Siamo fuggiti qualche anno fa dal nostro Paese. Sono di Homs. Adesso siamo in strada. Non sappiamo dove andare», ha raccontato alla Dpa Mohammed, rifugiato siriano e padre di sei figli. Secondo le stime più recenti, il Libano ospita 1,5 milioni di rifugiati siriani.

 |  25 Settembre

Madrid: «I caschi blu spagnoli chiusi 14 ore nei bunker in Libano»

Dopo l’escalation degli ultimi giorni degli attacchi incrociati fra Israele e la milizia sciita di Hezbollah in Libano, i 650 caschi blu spagnoli distaccati nella missione Unifil nel Paese, restano «rifugiati nei bunker», dove «hanno passato 14 ore» nella base `Miguel de Cervantes´ a Naqura, nel Libano meridionale, e hanno sospeso i pattugliamenti che realizzano in collaborazione con le forze armate libanesi. Lo ha specificato la ministra di Difesa, Margarita Robles, in dichiarazioni ai media nei corridoi del Congresso dei deputati, riprese da Tve. Robles ha ripetuto che i militari «stanno compiendo la loro missione con tutte le misure di sicurezza» e sono «con il morale alto» nonostante la situazione sia «molto complicata, con molte vittime civili». Madrid ha «pronto un piano di evacuazione» dei militari e dei circa mille spagnoli residenti nel paese dei cedri, come ha ripetuto ieri da New York il ministro degli Esteri, José Manuel Albares, che sarà attuato solo «se le circostanze lo richiederanno» e dando in ogni caso priorità ai civili. Lunedì il ministero degli Esteri ha lanciato l’appello a non recarsi in Libano e ha raccomandato agli spagnoli presenti nel Paese, soprattutto per turismo o affari, di lasciarlo «il prima possibile» su voli commerciali.

 |  25 Settembre

Raid israeliano, ucciso cameraman di una tv libanese

Un cameraman del canale televisivo libanese Al-Manar è stato ucciso in un raid aereo israeliano sulla città di Qantara, nel Libano meridionale. Kamel Karaki è il quinto giornalista a perdere la vita in Libano dal 7 ottobre. Un altro giornalista, Hadi al-Sayed, che lavorava per il canale televisivo libanese Al Mayadeen, è stato ucciso lunedì in un raid aereo israeliano sulla sua casa nel Libano meridionale. La Federazione Internazionale dei Giornalisti ha documentato la morte di altri quattro giornalisti, tra cui Issam Abdallah della Reuters, ucciso da un carro armato israeliano ad Alma el-Shaab il 13 ottobre.

 |  25 Settembre

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunisce sulla pace e sul Libano

Doppio appuntamento oggi al Consiglio di Sicurezza Onu a margine della 79esima Assemblea Generale al Palazzo di Vetro. Alle 11 locali, le 17 italiane, l’organo delle Nazioni Unite si riunisce su iniziativa della presidenza slovena per discutere di «leadership per la pace nel rispetto della Carta Onu». Mentre alle 18, la mezzanotte italiana, si terrà un incontro d’urgenza sulla situazione in Libano. Ad entrambi gli appuntamenti prenderà parte anche il segretario generale Antonio Guterres.

 |  25 Settembre

L’Idf mobilita due brigate di riservisti per dispiegarle al nord

L’esercito israeliano ha annunciato la mobilitazione di due brigate di riservisti per essere dispiegate nel nord di Israele. L’ Idf ha dichiarato che questa mossa «consentirà di continuare lo sforzo di combattimento contro l’organizzazione terroristica Hezbollah, garantire la protezione dei cittadini dello Stato di Israele e creare le condizioni per il ritorno sicuro degli sfollati del nord nelle loro case».

 |  25 Settembre

Unhcr: «Migliaia di famiglie in fuga dal Libano verso la Siria»

Migliaia di famiglie stanno fuggendo dal Libano verso la Siria a causa dell’intensificarsi dei raid israeliani sul Paese dei cedri. Lo sostiene l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), precisando che centinaia di veicoli sono bloccati alla frontiera tra i due Paesi, mentre altre persone arrivano a piedi trasportando parte dei loro averi. «Questo spargimento di sangue sta provocando stragi terribili, costringendo decine di migliaia di persone a lasciare le proprie case», ha affermato il capo dell’Unhcr, Filippo Grandi, che ha sottolineato come la situazione sia un nuovo duro colpo per quanti «in passato erano fuggiti dal guerra in Siria e ora soffrono i bombardamenti nel Paese in cui hanno cercato rifugio». «Dobbiamo evitare il ripetersi di queste scene di disperazione e devastazione. Il Medio Oriente non può permettersi una nuova crisi di sfollati – ha aggiunto – Non creiamo una nuova crisi costringendo più persone a lasciare le proprie case. La protezione delle vite dei civili deve essere la priorità». L’Unhcr ha riferito che migliaia di persone, tra cui bambini e neonati, si trovano vicino alla frontiera in coda per poter entrare in territorio siriano, a volte dopo aver trascorso la notte all’aperto. Tra loro ci sono anche alcune persone rimaste ferite negli ultimi attacchi israeliani. L’Unhcr ha sottolineato che i suoi operatori, inclusa la Mezzaluna Rossa Araba Siriana, sono sul posto per consegnare cibo, acqua e coperte. Il governo libanese ha stimato in «circa mezzo milione» il numero di sfollati a causa degli attacchi israeliani dall’ottobre 2023, di cui quasi 400mila da lunedì, quando si sono intensificati i bombardamenti su larga scala.

 |  25 Settembre

Hezbollah rivendica il lancio di razzi sul nord di Israele

Hezbollah ha rivendicato la responsabilità dei lanci di oggi di razzi nel nord di Israele, affermando di aver preso di mira sia le città israeliane sia le basi militari. Il gruppo libanese afferma di aver lanciato razzi contro una base militare nei pressi di Ilaniya nella Bassa Galilea, contro la città settentrionale di Hatzor vicino a Safed, contro il Comando Settentrionale dell’esercito israeliano a Safed, contro il Kibbutz Sa’ar vicino a Nahariya e contro Kiryat Motzkin vicino a Haifa. Lo riporta il Times of Israel.

 |  25 Settembre

Beirut: «Almeno 23 morti nei raid di oggi sul Libano»

È salito a 23 il numero delle persone rimaste uccise nei raid aerei israeliani su diverse località del Libano, tra cui alcune zone montagnose fuori dai bastioni di Hezbollah, nel terzo giorno consecutivo di bombardamenti. Lo riferisce il ministero della Sanità di Beirut.

 |  25 Settembre

Usa: «Siamo profondamente preoccupati per il razzo su Tel Aviv»

Gli Usa sono «profondamente preoccupati» per il lancio del missile su Tel Aviv da parte di Hezbollah. Lo dice Il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. In una intervista alla CNN, Kirby ha definito il tentativo di Hezbollah di colpire Tel Aviv «profondamente preoccupante» e ha aggiunto che «ancora una volta è la prova che Israele sta affrontando una minaccia legittima da parte di un gruppo terroristico sostenuto dall’Iran». Gli Stati Uniti continuano a sostenere il diritto di Israele a difendersi, ha proseguito, «nessuna nazione dovrebbe dover convivere con queste minacce proprio oltre confine».

 |  25 Settembre

Blinken: «Lavoriamo per impedire la guerra totale tra Hezbollah e Israele, è possibile»

«Lavoriamo per assicurare che non diventi una guerra su vasta scala». E’ quanto ha detto Antony Blinken, intervistato oggi a `Good Morning America´, affermando che l’escalation del conflitto in Libano «deve essere contenuta» ed è possibile farlo. «La guerra su vasta scala non è nell’interesse di nessuno, anche se la situazione è peggiorata, una soluzione diplomatica è ancora possibile», ha aggiunto il segretario di Stato. «Infatti rimane l’unica via per una sicurezza duratura che permetta ai residenti di entrambi i Paesi di tornare alle loro case sul confine in sicurezza», ha detto ancora, ricordando che quasi ad un anno dal 7 ottobre «in troppi su entrambi i lati del confine tra Israele e Libano rimangono sfollati». «Israele ha un problema legittimo che deve risolvere», ha continuato Blinken riferendosi ai costanti lanci da parte di Hezbollah a partire dall’8 ottobre. Il «miglior modo» per affrontare questo problema è «attraverso la diplomazia», insiste il segretario di Stato Usa che ha ricordato che in questo anno ci sono state «diverse volte» in cui una guerra totale sul confine tra Israele e Libano è apparsa imminente. «La diplomazia degli Stati Uniti ha impedito che questo succedesse – ha continuato – ma se ci fosse una guerra su larga scala, questa non risolverebbe il problema».

 |  25 Settembre

Taccuino mediorientale

(di Guido OlimpioNotizia di ritorno. L’Iran – secondo la Reuters – sta lavorando per favorire la fornitura di missili anti-nave Yakhont da parte della Russia agli Houthi. Sistemi, con un raggio di 300 chilometri, che possono permettere attacchi più precisi lungo la rotta del Mar Rosso. Nei mesi scorsi si era parlato di questa possibilità ma anche di un intervento delle monarchie sunnite del Golfo (sauditi, Emirati) sul Cremlino al fine di bloccare l’intesa militare.

Avviso ai naviganti. La petroliera Big Horn dell’Us Navy (foto sopra) ha subito danni per cause non rivelate durante la missione a ridosso del Golfo Persico. Forse si è trattato di un incidente con una collisione con un rottame di grandi proporzioni oppure è finita su una secca. L’unità accompagna una delle portaerei inviate dal Pentagono come deterrente e dunque potrebbero esserci maggiori difficoltà nei rifornimenti della «scorta». L’alternativa è il passaggio del carburante tra navi.

Lo staff elettorale di Donald Trump ha rivelato di essere stato informato dall’intelligence Usa su possibili minacce contro il candidato repubblicano, progetti di attacchi sponsorizzati da Teheran per destabilizzare gli Stati Uniti. Lo stesso The Donald è intervenuto sull’allarme parlando di “«erio pericolo per la mia vita». Secondo alcune fonti gli iraniani vorrebbero vendicarsi dell’uccisione del generale Qassem Soleimani, leader della Divisione Qods dei pasdaran e grande«“maestro» della strategia khomeinista in Medio Oriente. L’ufficiale è stato eliminato per ordine di Trump nel gennaio 2020 a Bagdad con un raid di un drone.

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 |  25 Settembre

Tajani: «Ci stiamo occupando dei nostri militari in Libano»

I militari italiani in Libano «in questo momento sono in sicurezza, ma a loro siamo attenti e ci stiamo occupando della loro situazione». Lo ha detto, a margine dei lavori dell’assemblea del Ppe in corso a Napoli, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aggiungendo che «il ministro della Difesa Crosetto ha scritto più volte alle Nazioni Unite perché venga garantita la loro sicurezza».

 |  25 Settembre

Iran, il Consiglio dei Guardiani approva la legge su castità e velo

Il disegno di legge per il «sostegno alla famiglia basato sulla promozione della cultura della castità e del velo», è stato approvato dal Consiglio dei Guardiani, organismo costituzionale in Iran, e sottoposto al Parlamento di Teheran. Lo ha annunciato Ahmad Rastineh, portavoce della Commissione parlamentare per la cultura, come riferisce l’agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani, Hrana. A partire dal 2023, il provvedimento era stato inviato già tre volte al Consiglio dei Guardiani che, prima dell’approvazione di oggi, aveva sempre respinto il testo. Il velo in pubblico è obbligatorio in Iran fin dalla fondazione della Repubblica islamica nel 1979 mentre la nuova legge definisce le punizioni che dovranno subire le donne che trasgrediscono all’obbligo di portare l’hijab. Secondo l’ultima versione del provvedimento, inviata al Consiglio dei Guardiani durante la primavera, come riferisce Iran Wire, non portare il velo in pubblico e la «promozione di nudità e indecenza attraverso i social media» sono crimini puniti con pene che vanno da multe a restrizioni all’uso di internet fino a periodi di reclusione, confisca del proprio veicolo e divieti di lasciare il Paese. L’obbligo di portare il velo rappresenta una questione controversa in Iran e due anni fa scoppiarono grandi proteste anti governative, che andarono avanti per mesi, dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne curda che perse la vita dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto.

 |  25 Settembre

Tajani: «Consiglio agli italiani di lasciare il Libano»

«Agli italiani che lavorano in Libano abbiamo sempre consigliato di lasciare il Paese il prima possibile». Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo a una domanda a margine dell’assemblea dei Parlamentari del Ppe. «Ci sono ancora voli da Beirut verso l’Occidente. Quindi consigliamo loro di lasciare il Paese in questo momento», ha aggiunto il ministro specificando che non sarebbero più di 300 gli italiani che si trovano in Libano per lavoro. Diversa la situazione per i circa 3mila italiani che hanno doppio passaporto e che non hanno interesse a lasciare il Paese.

 |  25 Settembre

Esercito Israele conferma: pronti per manovra terra in Libano

Il capo del Northern Command, il maggiore generale Uri Gordin, ha dichiarato che lo scontro con Hezbollah è entrato in una «fase diversa» e che l’IDF deve essere preparata per una «manovra» di terra: «L’operazione è iniziata con un attacco molto significativo alle capacità di Hezbollah», ha detto Gordin. «Alla luce di ciò, dobbiamo cambiare la situazione della sicurezza. Dobbiamo essere molto ben preparati per una manovra e un’azione», si legge su Haaretz.

 |  25 Settembre

22 morti in raid Israele su Libano oggi, bilancio si aggrava ancora

Il bilancio delle vittime in Libano a causa degli attacchi israeliani di oggi ha raggiunto quota 22, secondo le dichiarazioni del ministero della Salute citate da Reuters.

 |  25 Settembre

Libano, Croce Rossa chiede più aiuti per intensità raid Israele

La Croce Rossa del Libano ha chiesto a tutti i Paesi di fornire assistenza medica e alimentare al Paese a causa della crescente intensità dei bombardamenti israeliani. Lo ha dichiarato il responsabile dell’organizzazione, Antoine Zoghbi. «L’emergenza ora è proprio il grande afflusso di vittime, l’entità e la natura delle loro ferite e la necessità di sapere come e dove fornire aiuto. Vorrei quindi lanciare un appello a tutti i Paesi affinché aiutino il Libano, sia con medicine sia con cibo», ha dichiarato. Secondo Zoghbi, la situazione nel Paese è esacerbata dall’attuale crisi economica e la crescente portata della guerra sta iniziando a sopraffare la capacità delle istituzioni mediche.

 |  25 Settembre

Onu, discorso Netanyahu venerdì ma viaggio può essere annullato

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dovrebbe intervenire all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e il premier dovrebbe poi fare rientro nello Stato ebraico sabato. Lo riferisce un funzionario italiano a The Times of Israel, dopo il rinvio della partenza di Netanyahu per New York a seguito dell’escalation con Hezbollah. Tuttavia, ha spiegato il funzionario, le probabilità che l’intero viaggio venga annullato sono del 50%. Il discorso di Netanyahu si concentrerà principalmente sulla minaccia iraniana, ha aggiunto. llm 250946 Set 2024 Gerusalemme, 25 set. (LaPresse/AP) – Netanyahu arriva alle Nazioni Unite questa settimana in un momento in cui il suo capitale diplomatico e la sua legittimità, così come quella del Paese che rappresenta, sono ai minimi termini. All’Onu, il primo ministro israeliano cercherà di convincere un mondo sempre più esasperato dalla guerra di Israele a Gaza che i suoi obiettivi sono giusti. Potrebbe cercare di galvanizzare il mondo a favore di una guerra israeliana contro Hezbollah. E probabilmente darà la colpa del caos della regione all’Iran, un tema ricorrente nei suoi discorsi in patria e all’estero. Il fatto che stia facendo questo viaggio, in un momento di escalation di violenza con Hezbollah, indica l’importanza che attribuisce al discorso. Durante la sua visita sono previste protese. New York è la sede della Columbia University, dove questa primavera si sono svolte alcune delle più intense manifestazioni nei campus degli ultimi anni da parte di studenti che si opponevano al massacro di civili in corso a Gaza.

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