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Cristiana Bársony-Arcidiacono, Rinson Jose, norvegese d’origini indiane, il taiwanese Hsu Ching-Kuang, l’austriaco «Mr Tom»: i volti del mistero che ha portato i dispositivi nelle mani dei miliziani di Hezbollah

di Guido Olimpio

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L’intrigo dei cercapersone esplosivi è una trama dove i personaggi entrano, escono, spariscono. Coperti da una nuvola di ambiguità, smentite e dati incerti. D’altra parte è una spy story e nulla può essere sempre chiaro.

Cristiana Bársony-Arcidiacono

Cristiana Bársony-Arcidiacono. È il primo nome ad apparire nella storia in quanto è responsabile della Bac, ditta ungherese che avrebbe concluso l’accordo di vendita dei beeper su licenza della Gold Apollo di Taiwan. In realtà lei precisa di aver svolto solo un ruolo di mediazione mettendo in contatto gli acquirenti con la Norta Ltd di Sofia. Ne parleremo tra poco. A incuriosire il profilo della donna, al momento non accusata di atti illegali. Cresciuta a Santa Venerina (Catania), 49 anni, si è laureata in Chimica nel 2010 per poi lavorare e studiare all’estero. Nel curriculum postato in diversi «spazi» fa un elenco lunghissimo di collaborazioni, corsi universitari in atenei prestigiosi (non chiaro se tutti terminati realmente), , ricerche su disastri naturali e guerre civili in Guinea, consulenze con enti internazionali — Unesco — e un’esperienza all’Aiea. Infinite le sue competenze: ecologia, aspetti scientifici, arte e così via. Alcune delle istituzioni citate hanno promesso di fare verifiche sul tipo di rapporto. Una persona che viveva nella stessa palazzina dove ha sede la Bac hanno detto che le foto di Cristiana pubblicate in questi giorni sembrano essere di un’altra persona. Un presunto ex fidanzato ha dichiarato che era «sempre vaga su ciò che faceva». La mamma, Beatrice, invece ha spiegato che la figlia, dopo aver vissuto a Londra e Parigi, si è trasferita a Budapest per assistere la nonna malata. E, ora, a causa delle minacce ricevute, è stata costretta a nascondersi sotto la protezione dei servizi ungheresi. Versione negata da fonti ufficiali.

 

Rinson Jose

È il secondo «attore» della storia. Rinson Jose, norvegese d’origini indiane, del Kerala per l’esattezza, ha 39 anni. Appare nella vicenda in quanto direttore della Norta Ldt, ossia della possibile azienda fornitrice dei sistemi di comunicazione, anche se le autorità bulgare hanno sottolineato che nulla è stato prodotto sul loro territorio. Sbarca a Oslo nel 2015 dopo un’esperienza in Gran Bretagna ed entra nel gruppo media Nhst. Quando arriva la notizia delle esplosioni è in viaggio, pare negli Stati Uniti. I colleghi ne hanno perso le tracce, contattano la polizia e nascondono la loro sorpresa. Lo descrivono come un tipo generoso, alla mano, impegnato nel sociale. A Sofia sostengono di non averlo mai visto, la sua società creata, come la Bac, nella primavera del 2022, è ospitata in un edificio che fa da riferimento legale per numerose imprese.

«Mister Tom»

Torniamo alla Gold Apollo taiwanese. Il presidente Hsu Ching-Kuang afferma di aver concesso l’uso del marchio a un certo «Mister Tom», uomo d’affari con i quali ha avuto un colloquio attraverso una video conferenza e sarebbe di base in Austria. Aggiunge anche che c’è stato qualche problema, sembra quasi voler alludere a sospetti. Ma come tutti resta nel vago. E il riferimento porta a pensare che i beeper possano essere stati realizzati attraverso il canale austriaco. Niente però di definitivo, Hsu è stato interrogato per ore dalla polizia.

L’indagine

Per gli investigatori il Mossad ha creato compagnie ombra che hanno poi ceduto i cercapersone e, successivamente, le ricetrasmittenti. Forse si è anche servito di società disposte a collaborare, senza sapere quale fosse il vero target. Una missione iniziata nel 2022 con l’apertura di diversi uffici in Europa, il cavallo di Troia per sorprendere i compratori mandati dall’Hezbollah. La fazione, venerdì, ha precisato che gli equipaggiamenti non solo erano stati esaminati prima della distribuzione (avvenuta poco prima dell’attacco) ma anche «testati» affidandoli ad alcuni membri che li avevano portati in viaggio per vedere cosa accadeva quando passavano ai controlli. Solo che l’esplosivo ad alto potenziale (nella radio era Petn) è stato ben mimetizzato nelle batterie.

Sorgente: L’intrigo internazionale dei cercapersone esplosi in Libano, la catanese Bársony-Arcidiacono, il misterioso «Mister Tom» e l’ombra del Mossad: cosa sappiamo | Corriere.it


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