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Così a una nave di soccorso viene ordinato di mettersi in condizione di non poter soccorrere

La nave Mare Jonio della Ing Mediterranea Saving Humans era ormeggiata nel porto di Trapani. L’ispezione della Guardia costiera è stata sollecitata – questo lo sappiamo per certo direttamente da Roma, dagli uffici del ministro ai Trasporti Matteo Salvini in pieno delirio vittimistico per un processo che lo spaventa molto di più di quanto vorrebbe lasciar vedere.

Dieci ore di ispezione che hanno ottenuto lo straordinario successo di avere rivenuto un megafono in meno del previsto. “L’ispezione – ha spiegato il capo missione della Mare Jonio Luca Casarini – è stata eseguita con una squadra speciale, anti Ong. Il sesto reparto della Guardia costiera, capitanata dal capitano Andrea Zaffagnini, che dirige tutte le ispezioni nelle navi della Ong per cercare di bloccarle. Noi però siamo una nave che opera da sei anni, una nave che il registro navale indica come nave di soccorso”.

La grave mancanza del megafono ha spinto la Guardia costiera a un provvedimento di fermo dai contorni della tragica barzelletta: scaricate i salvagente e le attrezzature di soccorso se volete continuare a navigare. A una nave di soccorso che salva vite da sei anni viene concesso di stare in acqua senza giubbotti, gonfiabili, persino le lance di soccorso e i kit di primo intervento. A una nave di soccorso viene ordinato di mettersi in condizione di non poter soccorrere.

Quei gommoni hanno salvato più di duemila persone. L’ordine è di smettere di salpare. La ritorsione di Salvini e il suo compare, il ministro Piantedosi, è scritta nero su bianco. Mancano perfino le parole per dirlo.

Sorgente: Mare Jonio, l’ispezione-farsa: 10 ore per trovare un megafono in meno | Left


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