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Il racconto del “pellegrinaggio laico” del capo dello Stato da Monte Sole dove morirono 770 persone. “Può di nuovo succedere se dimentichiamo. Italia e Germania trasformarono il dolore in una forza rigeneratrice”. L’abbraccio con i testimoni che allora erano bambini

di Concetto Vecchio

MARZABOTTO – “Mai più!” scandisce Sergio Mattarella. Mai più nazismi. Mai più fascismi, ripete. Il Capo dello Stato è a Marzabotto, insieme al presidente tedesco Frank Walter Steinmeier, nel teatro della più efferata strage nazista. “A nome del mio Paese vi chiedo perdono, provo dolore e vergogna” scandisce Steinmeier. Tutti si alzano in piedi. Brividi.

La violenza si dispiegò per sei giorni a partire dal 29 settembre 1944. Ottant’anni fa. 770 i morti, 261 erano bambini. Il più piccolo aveva quattordici giorni. Mattarella cita Primo Levi: “È accaduto, quindi può di nuovo accadere”. “Può accadere se dimentichiamo”. Un monito, perché “la memoria richiama responsabilità”. E noi “non possiamo non essere né ciechi, né addormentati, né immemori” di fronte ai conflitti in atto, e ai rigurgiti antidemocratici. Ai nuovi fascismi di oggi, viene da aggiungere.

Non a caso ricorda le responsabilità dei repubblichini nella strage, li chiama “brigatisti neri fascisti”. Riparte l’applauso spontaneo della folla. “Il nazionalismo non è un passato che ci appartiene”, precisa.

 

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A Marzabotto le note di “Bella ciao” mentre si attendono Mattarella e Steinmeier per l’80° anniversario della strage

 

È una giornata autunnale magnifica. Sono venuti in migliaia da tutta Italia. Cantano Bella ciao. Sentono che Mattarella difende la Costituzione, il suo è patriottismo costituzionale in questa Italia governata dalla destra che mistifica la storia. “Non dobbiamo mai dimenticare, anche se fatichiamo a comprendere: i fantasmi della storia non hanno lasciato la storia. Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l’antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia siano di un passato che non ci appartiene. Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo”, ricorda il presidente.

“Perché? Perché tutto questo è avvenuto?” ripete.

“Si può dimenticare?”

La risposta è nel suo essere qui.

Definisce questo suo viaggio “un pellegrinaggio laico”, perché “Marzabotto e Monte Sole sono pietre angolari della Repubblica italiana”. Ma ci tiene anche a dare un messaggio di speranza. “Italia e Germania sono stati capaci di risorgere dall’inferno. Seppero trasformare il dolore in una forza rigeneratrice”. Il palco è accanto alla Casa della memoria. La via è intitolata ai Martiri delle Fosse Ardeatine. La memoria è salvifica.

“Il dolore però non passa mai” dice Mattarella alla figlia di una vittima, a Monte Sole, al suo arrivo. È un momento toccante. Non ci sono quasi più testimoni. È Mattarella il testimone. È per questo che sente il bisogno di andare nei luoghi? Monte Sole splende nel verde. Vecchie cascine. Si fa fatica a immaginarlo come un teatro di guerra. I tedeschi si accanirono sui civili per mera rappresaglia. Perché volevano stroncare l’aiuto che le popolazioni offrivano spontaneamente ai partigiani. Il massacro avvenne con la collaborazione dei fascisti, “dell’ultima servitù dei fascisti”, per citare Quasimodo.

Ha raccontato Franco Lanzarini, 87 anni, uno degli ultimi testimoni: “Ci misero al muro tre volte. Avevo sette e anni e mezzo e stavo davanti al plotone di esecuzione”. Mattarella gli stringe la mano.

 

Marzabotto, l’emozionante abbraccio dei presidenti Mattarella e Steinmeier ai sopravvissuti

 

Steinmeier, un sincero democratico, è venuto “nella più grande umiltà”. Fa il suo discorso in italiano. “È un cammino difficile per un presidente tedesco venire qui. Molti luoghi degli eccidi sono sconosciuti in Germania. Anche per questo sono venuto qui oggi ”.

“Marzabotto non separa tedeschi e italiani, li unisce”, dice Mattarella. Standing ovation per entrambi.

Stando qui oggi si percepisce l’enormità della storia.

“Il passato non è morto, anzi non è mai passato”, diceva Faulkner.

Il capo dei nazi si chiamava Walter Reder. Aveva 30 anni. Austriaco. La sua foto tessera riproduce la banalità del male. Era Sturmbannführer, comandante dell’unità d’assalto. In una precedente battaglia aveva perso l’avambraccio sinistro. Reder ebbe mai dei dubbi? Ebbe mai davvero il pudore di sé uomo?

Arrestato nel 1948 dagli alleati, finì in carcere a Gaeta, anni dopo fece finta di pentirsi, chiese la grazia, gli abitanti di Marzabotto votarono, solo in quattro abitanti furono a favore. Lo liberarono nel 1985, tra le polemiche. Tornò nell’Austria di Kurt Waldheim. Una volta liberò ritrattò il pentimento. Morì nel suo letto a 76 anni. Nel 1991.

I fascisti, nel 1944, negarono l’entità della strage. Minimizzarono. Anche per questo Mattarella insiste nei suoi pellegrinaggi laici. “Il nazionalismo non è un passato che ci appartiene”, ricorda ai tantissimi venuti fin quassù.

Sorgente: Mattarella a Marzabotto: ‘Mai più nazismi e fascismi’. Steinmeier chiede scusa – la Repubblica


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