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Palazzo Chigi interpellato da due Paesi sui rischi di sicurezza legati alle informazioni in possesso della consulente Boccia. La donna avrebbe registrato di nascosto audio e video. Ma lei assicura: “Non ricatto nessuno”. Il ministro, convocato da Meloni, si difende

L’affaire Sangiuliano è diventato un problema internazionale per il governo Meloni. Almeno due paesi che parteciperanno al prossimo G7 della Cultura, in programma dal 19 al 21 settembre in Campania, hanno chiesto nelle scorse ore delucidazioni e rassicurazioni su quanto sta succedendo in Italia. Temono infatti che la sicurezza o, comunque, il corretto funzionamento dell’evento possano non essere garantiti. In particolare i servizi di intelligence stranieri si stanno interrogando sul ruolo della dottoressa Maria Rosaria Boccia e, soprattutto, sulle informazioni che sono state condivise con la (non) collaboratrice del ministro Sangiuliano.

 

 

Boccia ha infatti nel suo telefono audio e video registrati durante gli incontri effettuati al ministero e fuori. Alcuni fatti con il cellulare, altri con la telecamera negli occhiali. Come se si fosse voluta preparare un canovaccio. «Ma io non ho mai riccattato nessuno, ho solo raccontato la verità», ha detto ieri Boccia rispondendo a Elisabetta Piccolotti di Avs, in un messaggio a Luca Telese di In Onda, trasmissione di la 7. «Anzi l’ho protetto: sono rimasta otto giorni in silenzio e ho parlato solo quando dichiarazioni inesatte mi hanno colpito nella mia dignità».

Ma che materiale ha Boccia? Di cosa si tratta? «Nulla di sensibile», ha giurato il ministro ancora ieri alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo però che Boccia aveva pubblicato sulle sua pagine Instagram alcuni documenti preparatori dell’incontro. A Repubblica risulta che la situazione sia però un po’ più complessa. Esistono un paio di documenti, preparati dalle forze di Polizia, nei quali si davano conto delle procedure di preparazione dell’evento. Documenti in cui viene annotata nel corso dei sopralluoghi la presenza della Boccia, indicata come “collaboratrice” del ministro. Di contro però nessuna delle informazioni condivise era da definirsi “classificata”. Risultato: per togliersi da ogni imbarazzo è molto probabile che la tappa di Pompei, prevista nel pomeriggio del 20 settembre (con le delegazioni che avrebbero dovuto visitare il sito archeologico, un concerto dell’Orchestra Scarlatti di Napoli diretta da Beatrice Venezi e poi la cena nella Palestra Grande), salti.

Al momento è ancora nel programma ma domani è in calendario un incontro in Prefettura proprio per discutere del punto. Tagliare la tappa di Pompei, quella che Boccia aveva caldeggiato e per la cui organizzazione si era direttamente impegnata, è un tentativo per mettere a tacere i mal di pancia internazionali. Che rappresentano oggi il vero problema della premier Giorgia Meloni e dei suoi più stretti collaboratori di Palazzo Chigi. È quello che ieri la presidente del Consiglio ha spiegato, nel colloquio a Palazzo Chigi, al ministro Sangiuliano. “Non possiamo permetterci altre figuracce” gli ha detto, incassando le rassicurazioni che nemmeno un euro dello Stato è stato speso, “neanche per un caffè” per la mancata consigliera ai Grandi Eventi.

In realtà oltre alle questioni economiche – che comunque hanno qualche punto oscuro: per esempio l’utilizzo dell’auto blu della Boccia anche in mancanza del ministro – a rendere delicata questa vicenda ci sono anche diversi tipi di problemi. E cioè: com’è stato possibile che una persona dal curriculum non così pesante sia arrivata così vicina a un ministro, tanto da almeno sfiorare dossier delicatissimi come appunto quello dell’organizzazione del G7? Com’è possibile che le è stato consentito di registrare audio e video? Che tipo di controlli sono stati fatti a monte per evitare che un ministro possa in qualche maniera essere finito sotto ricatto? Davvero è così facile arrivare nelle stanze del Governo?

A questo riguardo si sta cercando di capire per quale motivo nelle scorse settimane due uomini della scorta del ministro abbiano cambiato servizio. Potrebbe centrare proprio la Boccia e alcuni articoli di Dagospia.

«Questa è una vicenda grave che disonora le istituzioni», attacca dal Pd Irene Manzi, ipotizzando un ricatto a carico del ministro. Avs con Angelo Bonelli ha presentato un’interrogazione: «Sulle trasferte, il cambio della scorta e l’utilizzo dell’auto blu il Governo deve immediatamente riferire in aula. In gioco ci sono le istituzioni».

Sorgente: Sangiuliano, allarme nel G7: il caso diventa internazionale. Il sospetto dei video registrati da Boccia in Parlamento e al Mic con “occhiali-telecamera” – la Repubblica


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