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La ministra al Turismo Daniela Santanchè

di Antonio Fraschilla

Il flop del rilancio dell’Ente trasformato in spa e che costa 30 milioni di euro all’anno. Su consulenze e sponsorizzazioni, indagini di Anac e Corte dei Conti

Lo scorso anno la ministra Daniela Santanchè annunciava trionfante la chiusura del vecchio Enit, l’Ente nazionale per il turismo, trasformato in una spa: “La soppressione – diceva – e la sua costituzione in società in house segnerà un cambio di passo: Enit sarà più dinamica e finalmente in grado di adempiere al suo scopo, che è quello di essere il braccio operativo nell’attuazione delle politiche di promozione del made in Italy”. Ma la verità è che l’Enit spa è adesso un carrozzone che costa 30 milioni di euro all’anno e che è diventato una sorta di bancomat per iniziative care alla politica e al ministero del Turismo guidato dalla Santanchè: nel frattempo fioccano le indagini della Corte dei conti e dell’Anac per le scelte fatte dalla nuova classe dirigente voluta dal governo a trazione Fratelli d’Italia.

 

E per non farsi mancare nulla in questo ente si sta giocando anche uno scontro che porta dritto Palazzo Chigi: con la ministra che per la guida del carrozzone ha voluto Ivana Jelenic come amministratrice delegata, salvo poi piazzare lì una direttrice generale nella figura della commercialista Elena Nembrini per vigilare sull’operato dell’ad; mentre Giorgia Meloni ha voluto la nomina a presidente, per controllare l’operato delle donne Santanchè, di Alessandra Piante, esperta del settore che ha lavorato anche all’Onu. Il risultato? Jelenic non parla con Priante e la tensione dentro l’ente è alle stelle.

 

In questo scenario cosa ha fatto l’Enit da un anno a questa parte? Molte spese gradite alla ministra del Turismo tutte avallate dall’ad: dopo il finanziamento della campagna delle polemiche, quello della Venere di Open to meraviglia, l’Enit ha sponsorizzato il Giro d’Italia con un contributo di 3,3 milioni di euro a Rcs sport&events (prima del governo Meloni la sponsorizzazione massima era stata di 2,6 milioni): il Tour de France invece, che quest’anno partiva dall’Italia attraversando tre Regioni, no. Altri 7 milioni sono stanziati per la sponsorizzazione delle Olimpiadi invernali di Cortina 2026, evento caro alla Lega di Matteo Salvini. L’Enit comunque ha dato un contributo al concerto del volo ad Agrigento, 150 mila euro, evento delle polemiche perché andrà in tv a Natale ma è stato registrato ad agosto nella Valle dei Templi. Finanziamenti sotto sotto i 150 mila euro, e quindi diretti e avvallati direttamente dall’ad, sono andati anche alla associazione Agnus Dei di Tiziana Rocca per il Filming Italy a Los Angeles e in Sardegna, e per la Macchina di Santa Rosa di Viterbo. Scelte fatte senza alcuno studio sui ritorni per il turismo, ma tant’è. Secondo i dati Anac, la Enit spa su 280 contratti, ha fatto 223 affidamenti diretti. Nel frattempo le fiere programmate per il 2024 sono state ridotte, ne erano state cancellate una decina con una comunicazione alle Regioni a giugno, poi dopo le proteste degli operatori alcune sono state ripristinate. E a cifre di non poco conto comunque: 1,5 milioni per l’acquisto dello stand alla fiera di Cannes di dicembre, 1,5 milioni per la Fiera di Londra a novembre. Ma senza coinvolgere gli stessi operatori comunque, non convocati dell’Enit da mesi.Esternalizzati per volontà del ministero del Turismo i servizi a supporto del portale Italia.It, ad Accenture, per circa 20 milioni di euro, e anche la formazione per il personale del comparto turistico, data all’Aci. E l’Enit che fa? Pagano 133 stipendi, con tassi di assenza elevati (22,2 per cento nel primo trimestre) e si ridimensionano sedi storiche: in Brasile per molti anni la sede di San Paolo ha avuto come referenti due addette, ma a dicembre è stato loro comunicato che non era intenzione di Enit di rinnovare il contratto. Incerto anche il futuro della sede in Cina, con tre dipendenti. Personale che da anni curava i rapporti con gli operatori turistici.

 

 

Nel frattempo la Corte dei conti ha avviato due indagini: una sul dirigente del settore marketing andato in pensione ma che ha continuato a lavorare retribuito e che aveva avuto riconosciuto anche un aumento di contratto da 105 a 120 mila euro all’anno. Una seconda verifica dei magistrati contabili è in corso sul componente del cda Sandro Pappalardo, sempre in quota FdI, per compensi e rimborsi percepiti tra il 2019 e il 2023. In più l’Anac ha chiesto lumi sull’affidamento di una consulenza da 40 mila euro a uno studio commercialista. E Forza Italia ha presentato una interrogazione dopo il licenziamento del direttore affari legali. Per dire il clima politica attorno all’ente. In questo scenario l’Enit non riesce comunque a spendere il budget che riceve dal ministero per i suoi compiti istituzionali. Scrive il collegio dei revisori dei conti nell’ultimo bilancio approvato, quello del 2023: “Il rilevante avanzo economico di esercizio…conferma che Enit non è riuscito nel tempo a strutturarsi, dimensionarsi ed organizzarsi per svolgere appieno le attività volte al raggiungimento degli obiettivi assegnati, espressi monetariamente dai contributi riconosciuti per legge”. Ma c’è di più: ciliegina sulla torta nella gestione del governo Meloni, ancora il liquidatore non ha chiesto la pratica del vecchio ente economico Enit: fonti ministeriali dicono vi sia difficoltà nel trovare documenti e far quadrate cifre e atti. Insomma, uno spreco che continua, anche doppio, quello dell’Ente nazionale per il turismo. Altro che rilancio e fine del “marchettificio”, come lo definiva prima la stessa Santanchè appena nominata ministra.

Sorgente: repubblica.it


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