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Un ministro più feroce mentre Gaza fa i nomi dei 41.226 palestinesi uccisi. Scontri al vertice israeliano noti, e Netanyahu pronto a licenziare il ministro della Difesa Gallant, da mesi in bilico. La Nota ANSA di Silvana Logozzo: dopo le divergenze dei mesi scorsi, ora lo scontro sarebbe sulla grande offensiva in Libano, chiesta dal primo ministro all’esercito, ma negata da Gallant.

Di male in peggio

«La macchina del fango ‘bibista’», come viene chiamato in Israele il sistema politico-propagandistico del premier. Ieri i media israeliani hanno fatto sapere che ci sono già stati diversi colloqui per portare nel governo, al posto di Gallant, il parlamentare dell’opposizione di destra Gideon Sa’ar. Netanyahu ha la necessità di organizzare molto velocemente un sostegno per la sua coalizione minacciata dalla crisi di bilancio e dal reclutamento degli ortodossi. «Sa’ar del premier conosce ogni bugia, ogni tranello, ogni forma di cinismo politico. Se la mossa di portarlo dentro l’esecutivo, cacciando Gallant, andasse in porto, Bibi riuscirebbe a tenere in vita una coalizione pericolosamente sull’orlo del precipizio. Forse».

Ferocia senza limiti

Dietro le quinte le difficoltà sono enormi. A cominciare dal ferreo veto di Sarah, la potentissima moglie del premier: “Sa’ar ci tradirà. Non si sostituisce un ministro della Difesa sleale con un altro sleale”, avrebbe detto, secondo indiscrezioni riferite da Channel 12. Contro il falco della destra, non appena sono circolate le notizie su un possibile ingresso del governo, si è scagliato il Forum delle famiglie degli ostaggi, che questa sera ha manifestato davanti alla sua abitazione: “La nomina di Sa’ar, che si oppone a tutti i piani proposti per un accordo sugli ostaggi, significa una cosa sola… una condanna a morte per i rapiti”.

Gara alla destra più integralista

Valutazione contraria: metterebbe fuori gioco Gallant e indebolire il potere di veto del ministro per la Sicurezza Itamar Ben Gvir. Che insiste con il tentativo di cambiare lo status quo della Spianata delle Moschee per consentire agli ebrei messianici e oltranzisti vicini a Ben Gvir di pregare nel luogo sacro di Gerusalemme. Allo stesso tempo tanto Netanyahu quanto Ben Gvir sanno che le continue sortite sul Monte del Tempio di quest’ultimo hanno generato molta tensione nel rapporto tra Israele e Giordania, che detiene la custodia ufficiale del luogo più sacro per ebrei e musulmani in base al Trattato del 1994.

Gaza, 14 pagine di neonati uccisi

Striscia di Gaza Il ministero della sanità palestinese ha pubblicato i nomi di 34mila morti identificati. Uccisi ieri a Gaza altri 20 palestinesi. Cinque sono stati fatti a pezzi da una bomba mentre erano in fila davanti a una panetteria nell’«area sicura» di Mawasi. «Non si sa se queste vittime saranno identificate tutte subito, andando ad aggiungersi alle oltre 30mila, sulle 41.226 in totale dal 7 ottobre, che sono state riconosciute ufficialmente e hanno un nome e un cognome», denuncia Michele Giorgio sul Manifesto. Due giorni fa il ministero della Salute di Gaza ha pubblicato un documento di 649 pagine in cui vengono forniti nome, età, sesso e numero della carta di identità di 34mila palestinesi uccisi dalle forze israeliane.

La contabilità del massacro

Le prime 14 pagine del documento sono agghiaccianti. Contengono i nomi dei bambini che avevano meno di un anno quando sono morti nei bombardamenti israeliani. I minori uccisi sono 11.355, un terzo del totale dei morti. 13.737 sono gli uomini, con un’età compresa tra i 18 e i 30 anni, in parte combattenti di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi, tutti gli altri sono civili. Ottobre 2023 è stato il mese più mortale per i bambini e le donne palestinesi. Tuttavia, il numero effettivo dei deceduti con ogni probabilità è più alto anche del totale degli uccisi identificati e da identificare: sotto le macerie di edifici e case, ci sarebbero i corpi di almeno 10mila palestinesi dispersi. Sono invece circa 1.600 i soldati e i civili israeliani uccisi il 7 ottobre e negli 11 mesi successivi.

Cisgiordania occupata

Un bagno di sangue che include anche la Cisgiordania occupata (centinaia i palestinesi uccisi) e che per starebbe per allargarsi al Libano. Ieri Hochstein, l’inviato di Biden, ha ripetuto agli israeliani che un conflitto più ampio contro Hezbollah – che lancia attacchi contro Israele in sostegno dei palestinesi – non aiuterà gli sfollati a tornare a casa. Ma il premier israeliano appare deciso ad aprire un nuovo fronte di guerra. I 60.000 israeliani evacuati dal nord, ha detto Netanyahu a Hochstein giunto ieri a Tel Aviv, «non potranno tornare alle loro case senza un cambiamento fondamentale nella situazione della sicurezza» nelle zone di confine con il Libano.

Ennesimo no a Biden

«Israele – ha avvertito il primo ministro – apprezza e rispetta il sostegno degli Stati uniti, ma alla fine farà ciò che è necessario per mantenere la sua sicurezza». Una dichiarazione di guerra indiretta che potrebbe materializzarsi nel giro di qualche giorno, malgrado la presunta opposizione alla guerra, almeno in questa fase del ministro della Difesa Yoav Gallant, contrario a disperdere le forze armate su più fronti.

Via Gallant, guerra in Libano?

Paradossalmente proprio l’uscita di scena di Gallant darebbe inizio del conflitto. Liberandosi del «dubbioso» ministro della Difesa e sostituendolo con Gideon Saar, un ex rivale divenuto di recente suo alleato, Netanyahu avrebbe la strada spianata per l’attacco in Libano. Saar è noto per il suo sostegno alla «vittoria totale» contro Hamas a Gaza e per un attacco massiccio in Libano. Le sue posizioni spaventano persino le famiglie degli ostaggi israeliani: la sua nomina, dicono, significherebbe l’addio definitivo alla possibilità di un accordo con Hamas per uno scambio di prigionieri. Netanyahu comunque ieri ha negato di voler sostituire Gallant.

Sorgente: Un ministro più feroce e le 14 pagine di neonati uccisi – Remocontro


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