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Le perizie e le indagini sono state condotte anche con rogatoria internazionale negli Stati Uniti e l’aiuto dell’Fbi. Il precedente del 2021 aveva costretto la multinazionale statunitense ad una ampia azione di revisione dei veivoli

di Pierfrancesco Albanese

Componenti aeronautiche pericolose partivano da Brindisi alla volta della Leonardo – Divisione Aerostrutture – e dell’americana Boeing: aziende leader nella produzione di aeromobili che venivano rifornite con pezzi dai bassi standard di sicurezza. Componenti anche strutturali, usate per la produzione dei settori 44 e 46 del Boeing 787 Dreamliner della multinazionale americana. E realizzate con titanio commercialmente puro anziché della prescritta lega di titanio, con notevole risparmio sui prezzi di acquisto delle materie prime per le società fornitrici. Ma anche con notevoli rischi per la sicurezza dei velivoli, realizzati con componenti dalla bassa resistenza statica e resistenza allo stress notevolmente inferiore agli standard.

 

 

Le aziende coivolte

Nei guai due aziende brindisine attive nel settore aerospaziale, la Processi Speciali e la Manifacturing Process Specification, e sette tra amministratori di fatto e di diritto della società e dipendenti dell’azienda. La Procura di Brindisi ha chiuso le indagini sul caso delle aziende fornitrici delle compagnie leader nel settore della difesa e della produzione di aeromobili, contestando una pluralità di reati, tra cui l’associazione a delinquere, l’attentato alla sicurezza dei trasporti, l’inquinamento ambientale e la frode in commercio.

 

La lunga inchiesta – frutto anche di una rogatoria internazionale e della collaborazione tra il Dipartimento di Giustizia americano e l’Fbi con le fiamme gialle e i magistrati brindisini – è partita da un’indagine precedente svolta dalla Guardia di Finanza di Brindisi.

 

Gli indagati

Nel mirino la Processi Speciali srl (fallita nel 2018) e la sua prosecuzione, proprio la Manifacturing Process Specification, entrambe fatte oggetto nel maggio 2021 di un sequestro preventivo dagli inquirenti e amministrate da Vincenzo Ingrosso e Alberto Ingrosso, rispettivamente padre e figlio, 77 anni il primo e 52 il secondo, finiti in arresto nella precedente indagine sulla bancarotta – accusati di sperperare le risorse aziendali tra viaggi, auto di lusso e opere d’arte – e ora indagati perché ritenuti al vertice dell’associazione delinquere.

 

Che, per gli inquirenti, è stata costituita allo scopo di commettere più delitti di frode nell’esercizio del commercio in danno della Leonardo e della Boeing. Oltre a loro indagati a vario titolo Alberto Ingrosso, 36 anni di Brindisi, Alessandro Ingrosso, 46 anni di Brindisi, Domenico Salamino, 45 anni di San Vito dei Normanni, Salvatore D’Isanto, 42 anni di Brindisi, e Virginio Zecchini, 37 anni di Brindisi.

 

I rischi per i passeggeri

Vari i filoni dell’inchiesta. A partire dall’ipotesi di attentato alla sicurezza dei trasporti e dalla frode in commercio ipotizzato a carico degli amministratori delle due società. Sotto la lente della Procura la fornitura dei materiali non a norma all’azienda Leonardo e all’americana Boeing. In particolare, per la realizzazione di componentistica anche strutturale dei velivoli, veniva impiegato titanio commercialmente puro invece della prescritta lega di titanio. Altrettanto sarebbe accaduto con le leghe di alluminio, difformi da quelle prescritte.

 

Da qui il sequestro di circa 6.000 parti di aeroplano – 4.829 componenti realizzate in titanio e di almeno 1.158 componenti di alluminio – campionate per i successivi esami qualitativi. Il rischio, secondo le consulenze tecniche disposte dalla Procura, è che le componenti non a norma potessero creare problemi di sicurezza dei velivoli, costringendo l’azienda americana ad avviare una campagna straordinaria di manutenzione degli aeromobili coinvolti. Le inferiori capacità di resistenza, infatti, avrebbero comportato per i pm una capacità insufficiente di gestire i carichi associati all’atterraggio di emergenza, con pericoli di collasso anche del pavimento passeggeri.

 

I reati ambientali

Non solo: oltre al filone sulla componentistica aerea c’è anche uno che ipotizza reati ambientali. Nello specifico, lo sversamento di sostanze inquinanti nei terreni della zona industriale di Brindisi: sostanze derivanti da processi chimici di trattamento delle superfici e dalla lavorazione meccanica di metalli. Dunque, il maxi-sequestro della squadra mobile della questura, con il ritiro di 35 cisterne contenenti ciascuna 1.000 litri di rifiuti speciali pericolosi, e l’accertamento dell’avvenuto sversamento di altri rifiuti speciali pericolosi contenuti in 12 cisterne rinvenute vuote. Dagli approfondimenti degli investigatori è poi emersa una contaminazione del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee nella zona delle aziende di via Orso Mario Corbino, a Brindisi, dovute allo sversamento di materiale tossico, con cromo esavalente, cromo totale e metalli in concentrazioni largamente superiori ai limiti.

Sorgente: Componenti per il Boeing 787 non sicure, a Brindisi indagate 7 persone: “Per risparmiare messa a rischio la sicurezza dei voli: pericoli per i passeggeri” – la Repubblica


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